La ONG internazionale Oxfam ha pubblicato, nei giorni scorsi, il Rapporto "Partire a pari merito: eliminare la disuguaglianza estrema per eliminare la povertà estrema" ("Even it up: time to end extreme inequality"). Il Rapporto evidenzia come, a causa della crescita della disparità di reddito in molti paesi del mondo, i benefici della crescita economica non raggiungano grandi fasce di popolazione, ma si fermino a una èlite che dispone di più ricchezza di quanta possa materialmente consumarne nell’arco di generazioni.

Dall’inizio della crisi globale, nel mondo i super-ricchi sono più che raddoppiati, mentre 805 milioni di persone soffrono ancora la fame. Il fenomeno della concentrazione della ricchezza è talmente diffuso che si riscontra anche in Africa, dove, nella regione sub-sahariana, al fianco di 358 milioni di persone in povertà estrema, prosperano 16 miliardari. Se il continente continuerà a crescere agli attuali ritmi senza ridurre il livello di disuguaglianza estrema di reddito, ci vorranno più di 60 anni per portare la povertà al di sotto del 3%, mentre Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale si propongono di raggiungere questo obiettivo tra 15 anni.

L’estrema disuguaglianza di reddito – secondo il Rapporto Oxfam - rappresenta sempre più un ostacolo alla lotta alla povertà e un freno a una crescita economica inclusiva e capace di raggiungere la gente comune. Come detto, dal 2009, anno di “esplosione” della crisi economica globale, il numero di miliardari nel mondo è più che raddoppiato. Un trend in costante incremento: tra il 2013 e il 2014, le 85 persone più ricche al mondo – che, secondo un dato già diffuso da Oxfam lo scorso gennaio, hanno la stessa ricchezza della metà della popolazione più povera al mondo – hanno collettivamente aumentato la loro ricchezza di 668 milioni di dollari al giorno. Ovvero, quasi mezzo milione di dollari ogni minuto.

Secondo il Rapporto, 7 persone su 10 vivono in paesi in cui il divario tra ricchi e poveri è maggiore di quanto non fosse 30 anni fa. In Kenya, nei prossimi cinque anni, altri 3 milioni di persone potrebbero essere spinte al di sotto della soglia di povertà se il governo non prenderà misure volte a diminuire la disuguaglianza di reddito.
In India, paese che ha ridotto i propri livelli di povertà assoluta negli ultimi vent’anni, l’analisi di Oxfam evidenzia che se il governo riuscisse ad arrestare il recente aumento della disuguaglianza, potrebbe salvare dalla povertà altri 90 milioni di persone nei prossimi cinque anni.

Anche in Italia, secondo l’OCSE , da metà degli anni ‘80 fino al 2008, la disuguaglianza economica è cresciuta del 33% (dato più alto fra i paesi OCSE, la cui media è del 12%). Al punto che oggi l’1% delle persone più ricche detiene più di quanto posseduto dal 60% della popolazione (36,6 milioni di persone); mentre dal 2008 a oggi, gli italiani che versano in povertà assoluta sono quasi raddoppiati fino ad arrivare a oltre 6 milioni, rappresentando quasi il 10% dell’intera popolazione .

Il Direttore esecutivo di Oxfam International, Winnie Byanyimaha, ha così sintetizzato il significato del Rapporto: “L’estrema disuguaglianza economica oggi non è uno stimolo alla crescita, ma un ostacolo al benessere dei più. Finché i Governi del mondo non agiranno per contrastarla, la spirale della disuguaglianza continuerà a crescere, con effetti corrosivi sulle istituzioni democratiche, sulle pari opportunità e sulla stabilità globale”.

E, ancora: “In un mondo nel quale le persone più ricche hanno più soldi di quanti potrebbero riuscire a spendere nell’arco della propria vita, ogni anno ci sono 100 milioni di persone che cadono in povertà perché costrette a pagare per l’assistenza sanitaria e milioni di bambini che non hanno la possibilità di andare a scuola”.

Secondo Oxfam, porre l’attenzione sulla crescita incontrollata della disuguaglianza economica estrema “non significa voler puntare il dito contro i più ricchi, ma stimolare i leader globali a mettere in atto politiche efficaci ad assicurare alle persone più povere la possibilità di giocare a pari merito la partita per migliorare la propria esistenza”.

Il Rapporto nota, peraltro, come dal FMI a Papa Francesco, dal Presidente Obama al World Economic Forum, emerga un sempre maggior consenso al fatto che la disuguaglianza è una sfida cruciale dei nostri tempi e che la mancanza di azione è economicamente e socialmente dannosa. Solo l’1,5% delle super-ricchezze basterebbe per garantire istruzione e sanità a tutti i cittadini dei paesi più poveri. Ma al di là delle analisi, le istituzioni internazionali e i governi ben poco fanno nella direzione di ridurre le diseguaglianze.

Tra le raccomandazioni delineate da Oxfam nel Rapporto (vedi traduzione allegata): la necessità che gli Stati del Mondo promuovano politiche tese a garantire un salario minimo dignitoso, a ridurre il divario tra le retribuzioni di uomini e donne, ad assicurare reti di protezione sociale e accesso a salute e istruzione gratuite per i loro cittadini. L’accesso a servizi essenziali gratuiti è ritenuto fondamentale per rompere il ciclo della povertà tra le generazioni.

Particolarmente rilevante nell’analisi di Oxfam
appare l’adozione di politiche e norme nazionali e globali di lotta all’evasione e all’elusione fiscale. Sono infatti tali fenomeni a generare oggi quelle carenze di risorse che invece potrebbero essere investite in politiche contro la povertà estrema e a favore di salute e istruzione.

Tra gli apprezzamenti che Oxfam riporta nel Rapporto, quello di Rosa Pavanelli, segretario generale della Federazione Mondiale dei Lavoratori Pubblici (PSI): “Le risposte presentate sono semplici, intelligenti e completamente accessibili, Quello che si frappone fra loro e un cambiamento reale è solo la mancanza di volontà politica. Il nostro lavoro è far sì che queste voci vengano ascoltate. Il tempo di agire è adesso”.