“I lavoratori del settore del credito in Italia erano 338mila all'inizio della crisi, saranno meno di 300mila a fine 2015 in base ad accordi già fatti. In parte, questo dipende dall'evoluzione tecnologica, ma per altri versi accade perché il settore ha rinunciato al suo ruolo di banca commerciale. La sensazione è che le banche stiano aspettando che passi la bufera riducendo gli investimenti”. Così Nicola Cicala, economista, richiamando il 'Manifesto della buona finanza' nel suo intervento al convegno “Riformare il capitalismo finanziario” organizzato oggi (30 ottobre) a Roma dal sindacato di Corso d'Italia.

Un pacchetto, ricorda Cicala, che fa parte anche del Piano del Lavoro della Cgil nel quale si propone la separazione tra le banche commerciali e le banche private. “Un sistema sano - osserva l'economista - dovrebbe incoraggiare le imprese sane, invece oggi assistiamo all'interruzione e al malfunzionamento del circuito del credito”, anche perché - e questo è un paradosso - le regole attuali non incoraggiano le imprese sane. “Il sistema 'Basilea 3' penalizza gli istituti che fanno credito rispetto a chi punta sulla finanza - sottolinea l'economista - ma del resto non poteva essere altrimenti, se la commissione che ha scritto quel trattato era composta di 33 membri su 44 nominati dai big della finanza”.