"La stagione della contrattazione sociale territoriale del 2014 si è confermata difficile e frammentata, in ragione delle elezioni amministrative di metà anno e, soprattutto, di un percorso di approvazione dei bilanci preventivi dei comuni per il 2014 costellato da ulteriori tagli, incertezza normativa e da un susseguirsi di proroghe". Questa, la valutazione di Cgil e Cisl di Pesaro sull'attività dell'anno corrente nel rapporto con le amministrazioni locali.

"Il percorso unitario di confronto con i comuni, in occasione della presentazione delle linee di bilancio preventivo, ha visto confermate tutte le nostre preoccupazioni – dicono i sindacati –: l'aumento pressoché generalizzato della pressione tributaria locale, in particolare attraverso la Tasi e con l'utilizzo pieno della leva dell'addizionale Irpef fino al massimo previsto dello 0,8%. L'ulteriore taglio dei trasferimenti agli enti locali determinato dal Dl 66/2014 ha determinato come conseguenza immediata l'innalzamento delle aliquote per poter recuperare il taglio. La Tasi, come da noi denunciato lo scorso anno con l'indegno teatrino della finta abolizione della Imu sulla prima casa, si è rivelata per quello che è. Di più: la scomparsa delle detrazioni previste in precedenza e il campo libero sostanziale agli enti locali nel determinarle, ha già creato nel nostro territorio una situazione fortemente disomogenea e portatrice di iniquità".     

Secondo Cgil e Cisl pesaresi, "il sistema delle detrazioni previsto, in alcuni casi, per la Tasi, è fortemente differenziato da comune a comune e prevalentemente in forma fissa legato alla rendita catastale o alla presenza di figlio minori. In rarissimi casi è legato al reddito o alla condizione di difficoltà o disagio familiare, come invece da noi indicato. In ogni caso, la maggioranza dei comuni ha deliberato un'aliquota Tasi che parte dal 2 per mille fino alla massima del 2,5. Otto comuni hanno innalzato anche l'addizionale Irpef rispetto allo scorso anno). Allo stesso modo, il passaggio del tutto tardivo della gran parte dei comuni dalla vecchia Tarsu alla Tari (tariffa sui rifiuti) ha determinato un aumento generalizzato della tariffa, pur in presenza di un investimento importante delle due aziende multiservizi sulla raccolta differenziata".

Fatta eccezione per il Comune di Pesaro, il solo nella provincia ad aver applicato, in seguito a un confronto col sindacato, l'Isee lineare sulle tariffe dei servizi educativi, "tutti gli altri comuni – aggiungono Cgil e Cisl locali – o non lo utlizzano affatto, oppure lo applicano attraverso un sistema a scaglioni fortemente produttivo di iniquità nell'accesso alle prestazioni sociali agevolate. Sul fronte delle uscite, almeno laddove c'è stato un confronto proficuo con le organizzazioni sindacali, si è cercato di mantenere inalterato il livello quantitativo e qualitativo dei servizi sociali erogati. Non dimentichiamo, però, che stenta a decollare, anzi sta perdendo pezzi, quel sistema di welfare innovativo e congruo rispetto ai nuovi e ai vecchi bisogni sociali, anche a causa di una assenza di carattere normativo e programmatorio della Regione Marche".

"Inoltre, del tutto insufficiente, e comunque limitato a solo 15 comuni su 59, è risultato il recupero di entrate da lotta all'evasione fiscale sia sui tributi locali sia sul fronte delle segnalazioni che i comuni potrebbero, per legge, fare alle autorità competenti. Appena 5 euro per abitante, 1,6 milioni complessivamente indicati a bilancio da recupero evasione, di cui ben 900.000 euro dal comune di Pesaro. Stentano a decollare, fatta eccezione per il capoluogo e pochi altri enti, quegli interventi anticrisi da noi fortemente voluti e sostenuti per aiutare le famiglie dei lavoratori colpiti dalla crisi, interventi finalizzati che, se coordinati con adeguate politiche attive per il lavoro, contribuirebbero ad evitare l'entrare nelle fasce di povertà per molte famiglie e persone del nostro territorio. Ora l'assoluta priorità, per noi, deve essere l'emergenza lavoro e sociale. Nella maggior parte dei comuni non esiste un intervento specifico, con criteri pubblici e condivisi, per affrontare il disagio economico e sociale dei lavoratori colpiti dalla crisi. L'unico intervento coordinato tra comuni che esiste è quello che fa capo, meritoriamente, all'ambito sociale di Fossombrone, frutto di un lavoro condiviso col sindacato", rilevano ancora Cgil e Cisl.

"Infine – osservano i sindacati pesaresi –, ancora in alto mare le scelte degli enti locali verso un associazionismo tra enti finalizzato alla migliore gestione possibile, in un'ottica di efficienza, efficacia, utilizzo razionale delle risorse finanziarie e professionali. A parte il caso di Vallefoglia, nessun'altra esperienza di fusione tra comuni è in atto. Le unioni comunali attualmente in essere dovrebbero effettuare quel salto di qualità nella gestione associata dei servizi senza cui rischiano di essere una mera sovrastruttura. Del resto, senza una adeguata normativa regionale, ancora ferma nelle aule del consiglio regionale, di sostegno all'associazionismo tra comuni, il sistema stenterà ancora a partire. Valuteremo, in ogni caso, nel merito, le proposte che per ora sembrano venire positivamente dai comuni dell' ambito sociale di Pesaro in tale direzione".

In ogni caso, Cgil e Cisl "valutano non più rinviabile, in assenza di un cambio di passo da parte del Governo in tema di trasferimenti agli enti locali, nel rispetto dei vincoli e dei principi di virtuosità, una politica di bilancio dei nostri comuni per il 2015 che dovrà necessariamente, per noi, essere improntata ad una diminuzione delle pressione tributaria locale, ad una sua più equa impostazione, ad una lotta senza quartiere all'evasione fiscale, a politiche sociali per il territorio più corrispondenti ai bisogni emergenti, ad un nuovo protagonismo degli enti locali, insieme, per un governo del territorio in cui la logica del campanile lasci spazio a quella di una comunità coesa nell'affrontare la crisi e le sfide che essa impone".