"Lo diciamo ormai da anni: il Governo nazionale deve smetterla di considerare le Autonomie speciali un bancomat da cui prelevare risorse a piacimento, soprattutto perché le province di Trento e Bolzano sono state le prima, fin dal 2009, ad accollarsi sulle proprie spalle il peso di un ingente contributo al risanamento dei conti pubblici statali. Lo abbiamo fatto con senso di responsabilità e nella consapevolezza che tutti debbono fare la propria parte se davvero si vogliono risollevare le sorti del nostro Paese". Lo dichiarano Paolo Burli (Cgil del Trentino), Lorenzo Pomini (Cisl Trentino) e Walter Alotti (Uil Trentino), in una nota congiunta.

"Ora però i ricatti non sono accettabili - spiegano - , soprattutto se questi sono mossi dall'istituzione garante del rapporto tra amministrazione statale e autonomie. A fronte del fatto che la gran parte delle competenze che altrove sono a totale carico dello Stato, gravano solo sulle spalle dei contribuenti trentini, oggi il Governo non solo chiede un ulteriore concorso alla riduzione del debito pubblico e al consolidamento della finanza pubblica nazionale. Quello che serve al Trentino e all'Alto Adige, ma anche allo Stato e a tutte le altre autonomie, è un sistema chiaro e certo di compartecipazione e di gestione delle risorse. Serve cioè un'intesa che stabilisca oltre ogni dubbio e una volta per tutte, quali e quante saranno le fonti di finanziamento delle nostre Province per permetterci una programmazione seria senza la quale diventa arduo attuare le politiche necessarie alla crescita economica".

"Per questo, se da un lato la Giunta provinciale deve saper utilizzare al meglio le risorse disponibili, superando eccessi di burocratizzazione, inefficienze e frammentazioni campanilistiche e senza smantellare quanto di buono fatto negli anni passati su capitoli importanti come, per esempio, su ricerca, innovazione, welfare per il lavoro, dall'altra il Governo deve smetterla con operazioni di piccolo cabotaggio e fissare regole chiare e definitive per normare i rapporti finanziari tra Trento, Bolzano e Roma", concludono i sindacalisti.