"Le risposte che abbiamo ricevuto ieri dal dg Gubitosi sono decisamente insufficienti per quanto riguarda il futuro della Rai". Cosi' una nota della segreteria nazionale di Slc Cgil. "Ci è stato dichiarato in esplicito che per far fronte al prelievo di 150 milioni di euro la Rai intende mettere sul mercato il 35-40% di Raiway, pur in assenza di un piano complessivo di riforma del servizio pubblico radio televisivo, rispetto al quale dg e cda mantengono invece una incomprensibile posizione di silenzio e di attendismo. Ci saremmo infatti aspettati - prosegue la nota - una presa di posizione netta nei confronti delle decisioni che il Governo assumerà nei prossimi mesi, dal momento che in discussione ci sono temi vitali per il servizio pubblico, che riguardano oltre al prelievo forzoso di 150 milioni, l'anticipo della concessione, la probabile riforma del canone e quella dell'azienda stessa". 

"Registriamo invece il fatto che l'unica certezza che ci è stata data riguarda la partenza della quotazione in borsa di Raiway, che dà il via di fatto al processo di parziale privatizzazione rispetto al quale confermiamo e ribadiamo tutta la nostra contrarieta'. Dal punto di vista industriale - ricorda Slc nazionale - vendere Raiway per "fare cassa" e' una scelta miope, destinata a far lievitare in futuro i costi di Rai per pagare l'affitto di cio' che oggi viene posseduto".

"Se poi guardiamo agli aspetti giuridici, ci preme sollevare un dubbio circa la legittimita' dell'operazione, troppo spesso paragonata a quelle riguardanti societa' come Terna: ebbene, la differenza è enorme, poiché Terna è una impresa pubblica, come tale svolge una attività industriale e commerciale e può essere quotata in borsa. Diversamente, Raiway è un organismo di diritto pubblico, come la Rai, motivo per cui se si accede all'ipotesi di dismissione del capitale, bisogna rispettare il limite dell'1% previsto dalla legge Gasparri, il che renderebbe di fatto poco conveniente l'operazione".

"Infine, sempre come la Rai, è soggetta alla contabilità separata per distinguere tra costi pubblici e privati. Forse avremo poca memoria, ma non riusciamo a ricordare nessun investitore disposto a vedere il proprio investimento in borsa limitato dalla contabilita' separata".