"Work in news" di oggi, 17 aprile, è stata dedicata in primis alla conferenza stampa che si è tenuta alla Camera del lavoro di Parma, indetta dai lavoratori della banca Monte Parma, dopo che il gruppo Intesa San Paolo ha minacciato di non mantenere gli impegni sottoscritti, annunciando licenziamenti, anzichè, come da accordi, l'ingresso di tutti i dipendenti di Monte Parma in Intesa San Paolo, con tutte le garanzie contrattuali e retributive acquisite. "Dal 2011 siamo stati acquisiti dal gruppo Intesa San Paolo – ha detto ai microfoni di RadioArticolo1 (qui il podcast) Stefano Fornari, della Fisac Cgil di Parma, e delegato sindacale di banca Monte Parma – e con l'ingresso nel gruppo abbiamo sottoscritto un piano di rilancio della banca che aveva subìto una gestione manageriale sciagurata, creando enormi difficoltà. Quell'accordo ha previsto forti sacrifici con la riduzione delle retribuzioni per due anni e l'uscita anticipata dei lavoratori e ha comportato anche un taglio dei posti di lavoro, da 600 a 500. Per l'inizio di quest'anno, sempre quell'intesa contemplava il nostro ingresso in Intesa San Paolo, che, in realtà, dopo aver incassato per tre anni i nostri sacrifici, ha deciso di far saltare tutto, comunicandoci la disdetta unilaterale dell'accordo, pena il ricorso a nuovi tagli retributivi e possibili licenziamenti". Dal 1° maggio, poi, Intesa disdetterà anche i contratti integrativi, lasciando solo il ccnl: "È un atto pesantemente discriminatorio – prosegue Fornari –, perchè tiene fuori una banca del gruppo a tutti gli effetti, ci separa per farci pagare un prezzo più alto anche alla prossima ristrutturazione prevista nel piano d'impresa. Ed è un'iniziativa che si inserisce nell'attuale fase di rinnovo del ccnl. Intesa, il più grande gruppo bancario italiano, guidato da manager che sono anche ai vertici di Abi, vuole creare evidentemente un precedente assai pesante per condizionare anche la trattativa per il rinnovo del ccnl". Per respingere un simile intento, alla conferenza stampa di stamattina sono state annunciate le iniziative di mobilitazione e gli scioperi del 18 aprile e del 2 maggio. "Avvieremo anche azioni di natura giuridica contro Intesa – rileva Fornari – e organizzeremo una manifestazione di protesta nel centro cittadino, in modo da rendere evidente a tutti l'assurdità di un piano del genere da parte di un gruppo bancario così importante, che vuole penalizzare così pesantemente i lavoratori di una piccola banca e i cittadini di un territorio come quello di Parma".  "L'iniziativa di Intesa è solo strumentale – dicono i sindacati –, in quanto anche noi abbiamo presentato proposte per ridurre i costi aziendali, che però non impattano sulle retribuzioni dei lavoratori nè sull'occupazione, bensì puntano a tagliare sprechi superflui, onerosi e ingiustificati come le consulenze esterne, che il management invece vuole mantenere". "Inoltre – conclude Fornari –, molti lavoratori hanno chiesto di passare al part time, che non vengano accettati perchè gli organici sono troppo ridotti. Stesso netto rifiuto è stato ottenuto per tutte le richieste di trasferimento in altre filiali del gruppo".

Domani, 18 aprile, a Bologna, presso la Cdl, si discuterà di professioni socio-sanitarie ed educative all'interno del convegno "Salute bene comune, le professioni sociosanitarie ed educative per la qualità delle prestazioni, per i diritti di cittadinanza", promosso dalla Funzione Pubblica nazionale. "Abbamo scelto un tema del genere – ha detto a RadioArticolo1 (qui il podcast) Denise Armerini, della Fp Cgil –, perchè, al contrario delle professioni sanitarie – infermieri, fisioterapisti ecc. – dove esiste un percorso normativo, per quanto difficile e problematico, nonchè un profilo professionale riconosciuto in maniera omogenea su tutto il territorio, per le professioni sociosanitarie ed educative la strada da fare è ancora lunga". L'attenzione del sindacato è rivolta in particolare agli educatori professionali, "che sono una parte fondamentale del nostro welfare", soffermandosi sul loro percorso formativo, dove, "per una colpevole mancanza del ministero della Salute, non riescono ad essere inseriti tutti coloro che hanno preso la laurea in Scienze della formazione o titoli diversi acquisiti prima della normativa in vigore, che stabilisce come i concorsi nel settore sanitario e sociosanitario siano riservati solo a coloro che hanno conseguito la laurea in Medicina. Ciò crea grossi problemi anche per la tenuta occupazionale del settore", osserva Amerini. "Si tratta di persone che garantiscono prestazioni importanti, perchè lavorano con disabili, anziani, nel recupero delle dipendenze, nella salute mentale ed è quindi basilare aprire un ragionamento per quanto riguarda da una parte l'iter formativo, che deve essere certo, ma anche sui percorsi di accreditamento delle strutture che si occupano di tali servizi, affinchè ci sia omogeneità tra le figure coinvolte, certezza occupazionale e riconoscimento dei profili professionali", conclude Amerini. Nel convegno interverranno esponenti del ministero della Salute, l'assessore alle politiche sanitarie dell'Emilia Romagna, Stefano Paleari, presidente Crui, la Conferenza dei rettori delle università italiane.

Un appuntamento che unisce spettacolo, musica e denuncia: tema il precariato, un dramma secondo Maurizio Rosso, segretario dell'Slc Cgil di Palermo, intervenuto oggi a RadioArticolo1 (vedi podcast), che ha promosso un'iniziativa stasera alle 21, presso la Galleria 149, nel capoluogo siciliano. "Denunciare il precariato nel mondo della comunicazione è importante per una serie di motivi – afferma il sindacalista –: perchè avere una possibilità di lavoro in quel settore è quasi impossibile, perchè se perdi un lavoro poi non ne trovi più un altro, perchè nei call center in particolare, dove sei precario in tutti i sensi, non hai alcun tipo di diritto, non sai mai quando lavori, operi malissimo, non ti formano nè ti mettono in condizione di essere fidelizzato all'azienda". Sempre il dirigente sindacale, ha rimarcato la distanza incolmabile che separa la Sicilia dal resto del paese a proposito di inclusione, "che qui da noi vuol dire insieme inclusione contrattuale, sociale, etica, morale: è una terra difficile, dove si è costantemente ricattati e bisogna trovare il coraggio di denunciare, intrappolati come siamo dalla mafia. Noi vogliamo fare una rivoluzione culturale per uscire dalla mentalità imperante, fatta di omertà. Questa è la terra che ha rischiato di azzerare tutti i suoi teatri, perciò ci ribelliamo e lanciamo un messaggio nuovo, una chance per uscire dalla crisi attraverso la conoscenza e la formazione, perchè si è liberi solo quando si è acculturati. La cosa importante è mettere in piedi quella fabbrica della conoscenza che permetta di colmare la distanza che separa la Sicilia dal paese reale. Nel corso dell'iniziativa verrà anche presentato un video di denuncia, perchè "pensiamo che bisogna essere sposati con il tempo in cui si vive, e i ragazzi di oggi usano un linguaggio completamente diverso da quello che si usava 15-20 anni fa. Per far passare un messaggio, dunque, occorre adoperare il linguaggio del momento", conclude Rosso.