Centinaia di lavoratori della Croce Rossa hanno manifestato questa mattina, 4 aprile, insieme a Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Pa e Fialp-Cisal di fronte al Ministero della salute per dire un secco “no” a quello che potrebbe rivelarsi il primo caso Electrolux del pubblico impiego. Vale a dire un progetto di riorganizzazione al completo ribasso, che mette a rischio posti di lavoro, retribuzioni, servizi di emergenza e soccorso. 

Un importante risultato i sindacati lo ottengono nell’incontro tenutosi oggi pomeriggio: il Ministero della Salute in una lettera al presidente Cri chiarisce che il passaggio dei lavoratori al contratto Anpas può avvenire solo in seguito al decreto interministeriale. E pertanto ne sconfessa le decisioni. “Chiediamo ora - rimarcano i sindacati – la sospensione immediata dell’applicazione dei nuovi contratti e riapertura del confronto sulle norme di raccordo”.

Tanta la rabbia che ha spinto la massiccia partecipazione alla protesta, soprattutto dopo che i vertici della Cri hanno disatteso gli accordi sottoscritti il 27 febbraio scorso. Per circa 300 lavoratori è già scattata la riduzione del 30% del salario, conseguente all’applicazione unilaterale del nuovo contratto Anpas, mentre la Cri continua a lucrare sulle convenzioni in essere.

Inoltre, sottolineano i sindacati, senza le previste norme di raccordo, e con il totale disimpegno della Cri nazionale, non ci sarebbe alcuna garanzia sul mantenimento dei livelli occupazionali. Condizione che preoccupa soprattutto i 1.500 lavoratori a tempo determinato, personale in servizio in media da 15-20 anni e che rappresenta quasi la metà della forza lavoro, ma non solo: dal 1°gennaio 2015 con la completa privatizzazione dell'associazione, potrebbe aprirsi lo scenario di nuovi esuberi.

Grazie alla grande mobilitazione di Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Pa e Fialp-Cisal, una delegazione dei sindacati era già stata ricevuta questa mattina al Ministero della Salute incassando l’impegno del ministro Beatrice Lorenzin, raggiunta telefonicamente a Bruxelles, a convocare i sindacati dopo il 9 aprile, cioè dopo gli stati generali della salute.

“Lo stato di agitazione proseguirà fino a quando non avremo ottenuto una soluzione concreta – concludono le quattro sigle sindacali – e martedì si terranno assemblee a Roma e in tutta Italia per informare i lavoratori e far crescere la mobilitazione”.