Alla rubrica 'Work in news' in onda il 27 marzo su RadioArticolo1 (ascolta il podcast), sono intervenuti Stefano Cecconi, del comitato 'Stop Opg' e Luigi Rossi, segretario nazionale della Flc Cgil. Il primo, prendendo spunto dal seminario organizzato nel pomeriggio dalla Commissione igiene e sanità del Senato, ha discusso del superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari; il secondo, invece, ha parlato dei precari nella scuola, questione diventata a tutti gli effetti europea, in quanto è finita davanti alla Corte di Giustizia Ue, che proprio entro oggi si pronuncerà stabilendo se l'attuale normativa italiana sia in contrasto o meno con il diritto comunitario vigente.

"Siamo al bivio decisivo – dice Cecconi –, perchè il 1° aprile scadrà il termine fissato dalla legge per la chiusura degli Opg. Nonostante gli impegni assunti e le proroghe già concesse, siamo costretti a negoziare un nuovo rinvio, perchè le regioni, responsabili dell'assistenza sanitaria agli internati, non sono ancora pronte. Siamo intervenuti con molta forza sul governo, riuscendo a ottenere una riunione nel pomeriggio al Senato, cui partecipano, tra gli altri, Beatrice Lorenzini, ministro della Salute, e Andrea Orlando, ministro della Giustizia, per vedere come uscire da tale situazione paradossale: un migliaio di persone sono sempre rinchiuse nei sei manicomi giudiziari italiani, cioè Castiglione delle Stiviere, Reggio Emilia, Montelupo Fiorentino, Napoli, Aversa, Barcellona Pozzo di Gotto, tutti luoghi che lo stesso Presidente della Repubblica ha definito indegni per un paese civile".

Cecconi ha poi elencato le proposte del suo comitato, che riproporrà nelle assise del Senato: "In primo luogo va istituita un'autorità istituzionale – afferma –, una cabina di regìa formale che segua il superamento degli opg e impedisca ulteriori proroghe o dilazioni varie, pena la sofferenza assurda di centinaia di persone che ogni anno entrano ed escono dal circuito manicomiale. Secondo obiettivo, un intervento sul codice penale per bloccare la folle separazione esistente, in caso di reato, tra imalato di mente e persona sana: chi commette reato deve essere giudicato, scontare una pena e se ha bisogno di cure deve essere assegnato a un luogo adatto. Terzo punto, il più pregnante dal lato del diritto alla salute e già previsto da una sentenza della Corte Costituzionale, è organizzare misure alternative all'internamento, capaci di garantire le cure che non sono possibili in luoghi di restrizione, naturalmente garantendo i profili di sicurezza. Ciò che conta è fare in modo che da subito la maggior parte delle persone oggi rinchiuse siano destinate a comunità, residenze, strutture protette, che permettano loro un recupero, uscendo da quel circuito infernale. È una proposta possibile, perchè ci sono le risorse per fare tali operazioni. A patto di potenziare i servizi di salute mentale nel territorio per tutti i cittadini, non solo gli internati. È questa la chiave, come fu al tempo dei manicomi, che permette di restituire alle persone la sanità, le funzioni di cura e non più di custodia, che si avrebbero qualora le regioni decidessero di costruire nuovi Opg regionali al posto di quelli attuali. Esiste ancora tale pericolo, paventato dai programmi che molte istituzioni territoriali hanno presentato".

Passando ai precari della scuola, Rossi, della Flc Cgil, ha ricordato come il settore sia il più precarizzato di tutti da molti anni. "Noi abbiamo fatto tantissimi ricorsi – ricorda – per chiedere l'applicazione anche in Italia della sentenza Ue 67, che impone ai paesi di recepire la stabilizzazione con il superamento dei 36 mesi continuativi di lavoro sui posti vacanti. E proprio oggi a Lussemburgo la Corte di Giustizia europea dovrebbe pronunciarsi in merito, stabilendo se la normativa italiana contrasti o meno con il diritto comunitario. Se la sentenza, come noi ci auguriamo, sarà favorevole, si porranno due problemi: il primo, è quello della stabilizzazione del personale precario; l'altro, conseguente al primo, è quello del risarcimento economico per tutti i lavoratori interessati, che sarà particolarmente oneroso. Ovviamente la questione non riguarda solo i 130.000 precari della scuola, ma comprende anche tutti quelli del pubblico impiego, assumendo dunque un carattere politico molto importante, che non può essere eluso da semplici dichiarazioni o prese di posizione, com'è stato fatto negli ultimi giorni da esponenti del governo. In quel caso, Renzi dovrà procedere inevitabilmente e al più presto con un intervento normativo in merito".