Bloccare subito l’aumento dell’aliquota previdenziale per le partite Iva iscritte alla gestione separata dell’Inps. È questa la richiesta proveniente da un cartello di associazioni (Acta, Consulta del Lavoro Professionale Cgil, Colap, Confassociazioni, Agenquadri, Alta Partecipazione) e rivolta a governo e Parlamento. “Le partite Iva individuali “esclusive” (coloro che versano solo alla gestione separata e non sono in pensione), circa 200 mila persone attualmente iscritte alla gestione separata Inps, versano da sole il 27 per cento del loro reddito, più di ogni altro contribuente autonomo” spiega un comunicato.

“Queste lavoratrici e lavoratori – continua la nota delle associazioni – non godono di compensi equi garantiti che evitino, come avviene attualmente, di scaricare unicamente sui lavoratori tutto il costo previdenziale, riducendo ulteriormente il loro reddito netto già poco consistente. L'aumento porterebbe a favorire, paradossalmente, i tentativi di fuoriuscita dalla contribuzione previdenziale pubblica con evidenti danni a tutto il sistema previdenziale. In questa condizione, inoltre, non hanno una rivalsa obbligatoria che renda effettiva la possibilità di ripartire il peso contributivo con i committenti e, infine, non c’è equità delle prestazioni rispetto agli altri lavoratori”.

Il comunicato così conclude: “Chiediamo di bloccare subito l’aumento previsto e di fermare al 27 per cento i contributi Inps per la suddetta platea perché sarebbe, politicamente e materialmente, un gesto importante di giustizia sociale e di attenzione verso lavoratori e lavoratrici altamente professionalizzati che contribuiscono fortemente all’equilibrio del sistema Inps (con oltre un miliardo di contributi versati ogni anno), che non hanno compensi equi. Parliamo di lavoratori e lavoratrici altamente professionalizzati che stanno prevalentemente fuori dai fenomeni di evasione fiscale, con scarsissime protezioni sociali e che, in questi anni di crisi, non hanno beneficiato di alcun ammortizzatore sociale”.