Il Piano casa del governo Berlusconi non ha funzionato. E' quanto emerge dall'analisi del dipartimento Politiche abitative della Cgil nazionale, che oggi (11 gennaio) dedica una newsletter monografica proprio al piano. Il testo ripercorre le tappe di quel provvedimento, spiegando perché è fallito: non è riuscito a risollevare il settore dell'edilizia, come annunciato dal precedente esecutivo.

Il Piano casa - ricorda il sindacato - è stato lanciato dal presidente del Consiglio Berlusconi il 6 marzo 2009 con l'intento di rilanciare, in un periodo di crisi, il settore dell'edilizia. In base all'accordo tra Stato e Regioni sottoscritto il 31 marzo 2009 le Regioni si sono impegnate ad approvare proprie leggi in materia urbanistica contenenti eventuali aumenti di volumetria w la possibilità di demolizione e ricostruzione. La possibilità per il singolo cittadino di effettuare interventi - dunque - avviene in base alle leggi che le Regioni hanno varato.

A questo punto si sono evidenziati alcuni "principali problemi", secondo il dipartimento: prima di tutto "il tema di fondo su una legislazione 'concorrente' tra Stato e Regioni il cui confronto ne ha nettamente ritardato l’applicazione: i Comuni dettano le rispettive regole con riferimento ai relativi strumenti urbanistici comunali e questo dopo che già le Regioni hanno deliberato in maniera alquanto difforme l’applicazione del piano casa". Il risultato "è che i numeri sono decisamente inferiori alle aspettative".

Con l'approvazione della legge regionale n. 62 del 18 dicembre 2012, l'Abruzzo è l'ultima delle Regioni che quest'anno hanno prorogato la scadenza del proprio piano casa. Nel 2012 lo hanno fatto anche altre otto: Sardegna, Puglia, Lombardia, Calabria, Sicilia, Lazio, Umbria e Basilicata.

Con l'introduzione del Piano casa nel 2009, prosegue lo studio, "nelle intenzioni del governo, la realizzazione dei progetti elaborati dai privati avrebbe dovuto dare una mano a sostenere l'economia, i cui segni di crisi già allora erano evidenti".

"Un po' perché i piani dovevano avere una funzione di contrasto del ciclo congiunturale negativo, un po' perché le Regioni li vissero come una imposizione, a una parte di essi fu data una scadenza relativamente ravvicinata. In molti casi - aggiunge la Cgil - la loro vita è stata prolungata spostando in avanti la data di vigenza. Spesso, comunque, le leggi di proroga sono intervenute anche sulle norme di sostanza dei piani casa originari, nel tentativo di allentare i vincoli o incrementare il numero di domande". Numeri che però non sono mai decollati.