Altro che tredicesima. Migliaia di lavoratori delle zone colpite dal terremoto dello scorso maggio rischiano di non vedere neppure un centesimo nella busta paga di dicembre. Il giorno 16 del mese prossimo scade infatti la moratoria fiscale e le aziende dovranno sottrarre ai propri dipendenti i contributi che erano stati sospesi dopo il sisma.

Facciamo due conti. Su uno stipendio di 2.200 euro lordi, calcola la Cgil, si parla di circa 150 euro per i contributi previdenziali e, in media, 350 euro di tasse. In totale fanno 500 euro al mese che, moltiplicati per i sei trascorsi dalle scosse di maggio, fa 3.000 euro. Di questa cifra, ogni mese va restituito un quinto: se lo si somma alla ripresa normale di tasse e contributi, arriviamo a una decutrazione di oltre mille euro. In pratica rimarrebbero gli spiccioli.

Per questo la Cgil dell'Emilia Romagna sarà in presidio martedì prossimo, 27 novembre, dalle ore 10 davanti al Parlamento, insieme ad altre associazioni. La richiesta è semplice: mantenere il provvedimento fiscale fino a giugno 2013 e nel frattempo studiare un sistema di restituzione più equo, sulla scia di quanto accaduto in altre zone colpite da calamità naturali come l'Aquila.

"Siamo al paradosso. Il governo stanzia due miliardi per l'accordo sulla produttività e noi siamo in piazza per chiedere la rateizzazione di lavoratori che vogliono restituire delle tasse", ha spiegato il segretario regionale Vincenzo Colla, che parla di "una situazione di ingiustizia intollerabile". Il sindacato chiederà anche di estendere la sospensione ai pensionati e ai cassintegrati, oltre alla proroga degli ammortizzatori per eventi sismico per il prossimo semestre. Altro punto chiave, la certezza delle risorse per la ricostruzione.

"C'è un rimpallo che non possiamo accettare, troppa incertezza", ha detto Colla chiamando in causa le convenzioni con la Cassa Depositi e Prestiti, Bankitalia e l'Abi. Al presidio hanno aderito in maniera trasversale anche i capigruppo, ma non Cisl e Uil: "Non c'erano le condizioni, ma non è una rottura. Abbiamo visioni e modalità diversa che non condividiamo ma rispettiamo".

Parteciperanno anche le strutture sindacali di Lombardia e Veneto, le altre zone colpite dal sisma. "Stiamo affrontando la ricostruzione con le nostre forze - si legge nel volantino che annuncia il presidio - in aree territoriali che, come le altre del nostro paese, sono profondamente segnate dalla crisi: 78 milioni di ore di cassa integrazione da gennaio a ottobre 2012; 16mila lavoratori in mobilità; 2.500 aziende ferme e oltre 40mila case inagibili. Vogliamo pagare, ma fateci respirare nel momento in cui stiamo per ripartire, altrimenti non ce la facciamo".