E' sempre il tetto di cristallo, il solito, quello che in Italia divide le donne dai posti di lavoro e dalle posizioni che contano. Un tetto solidissimo, che resiste al tempo e ai cambiamenti. E' quanto emerge, ancora una volta, dal quadro presentato dall'Istat, in occasione dell'iniziativa promossa da Sodexo, 'Innovative Solutions for the Promotion of Gender and Talent', ieri a Milano.

Le donne, secondo la ricerca, ottengono risultati scolastici e titoli di studio migliori rispetto agli uomini ma, nonostante entrino in misura sempre maggiore nel mondo del lavoro, il tasso di occupazione resta solo del 47,2% rispetto alla media europea del 58,6%.

Il tavolo di lavoro ha visto il coinvolgimento di aziende ed istituzioni e la partecipazione straordinaria del comitato composto da 25 donne top manager Sodexo di tutto il mondo, con l'obiettivo di incrementare la rappresentanza femminile ai vertici dell'azienda, fino a raggiungere il 25% di donne tra le prime 300 cariche dirigenziali.

Secondo il report presentato, però, l'obiettivo resta assai lontano, visto che le donne continuano a essere sottorappresentate ai vertici: solo il 9% dei top manager in Italia è donna mentre, come confermano anche i risultati di una ricerca della Commissione Europea, una maggior rappresentanza femminile in posizioni dirigenziali sarebbe cruciale per la stabilità e la crescita economica. Resta infine il problema della discriminazione economica: a parità di ruolo, di responsabilità e di competenze, le donne guadagnano generalmente meno dei colleghi maschi.

Anche in ambito universitario si è verificato un incremento di quote al femminile: mentre negli anni '60 le donne erano circa 70.000, oggi si attestano oltre il milione, distinguendosi anche nei corsi di laurea a maggioranza maschile con risultati migliori. Tra il 2008 e 2010 è diminuito anche dal punto di vista qualitativo il lavoro delle donne con professioni meno qualificate e un tasso di occupazione in declino soprattutto per le giovani, sia a causa delle difficoltà in ingresso sia per la nascita dei figli.

Pure l'università Bocconi di Milano conferma, con la sua ultima ricerca, l'esigenza di una 'cultura di genere'. Secondo i dati raccolti infatti l'81% delle donne riconosce come disagio per i figli la presenza di una mamma lavoratrice, mentre il 64% e' convinto di non poter instaurare lo stesso tipo di rapporto con il figlio avendo un'attività lavorativa. Una politica di genere, secondo Nadia Bertaggia, direttore risorse umane Sodexo "si riassume in tre parole chiave: conoscenza, metodo e meritocrazia. La cultura della diversità non è qualcosa che si improvvisa bisogna indurla e per indurla serve tempo."