Oltre 2 milioni di abitazioni risultano vuote; 6 milioni di italiani vivono in zone ad alto rischio idrogeologico e 3 milioni di persone abitano in zone ad alto rischio sismico. Il patrimonio edilizio esistente è costituito in massima parte da case costruite male, nelle quali fa freddo d’inverno e caldo d’estate, malgrado la spesa energetica delle famiglie sia cresciuta del 52% in 10 anni. Ma uscire da questa impasse è possibile. Dobbiamo rendere più vivibili le città, ammodernare l’edilizia esistente usufruendo delle nuove tecnologie per migliorare la qualità della vita e la sicurezza delle persone che ci abitano e ci lavorano, diminuire le spese di gestione delle case; possiamo rendere più belli e funzionali i quartieri recuperando l’esistente creando così nuovi posti di lavoro duraturi e qualificati.

Contro la crisi, Fillea Cgil e Legambiente propongono un nuovo modello per il settore delle costruzioni e nel primo rapporto congiunto su innovazione e sostenibilità nel settore edilizio “Costruire il futuro” – che sarà presentato oggi al salone internazionale dell’edilizia (Saie) di Bologna – espongono un’ampia analisi della situazione dell’edilizia sul territorio e degli strumenti che in molti casi Regioni, Province e Comuni, hanno messo in campo per introdurre nuovi criteri energetici e ambientali, andando spesso anche oltre la normativa in vigore.

Fillea e Legambiente hanno anche individuato una serie di interventi mirati al sostegno dell’economia sostenibile delle costruzioni, indicando un processo (già in corso in tante città) in continua evoluzione con particolare attenzione alle prestazioni energetiche degli edifici, allo sviluppo delle rinnovabili e alla certificazione energetica. Ciò porterebbe a un innalzamento della qualità della vita dei cittadini e a un aumento dell’occupazione pari a 600 mila nuovi posti di lavoro nei prossimi 10 anni, che possono arrivare, considerando l’indotto della filiera, a circa un milione.