“Mentre per le famiglie il potere d’acquisto cala in un anno di un altro 4,1 per cento, quelle che non hanno un'abitazione in proprietà e vivono in affitto verseranno ai proprietari altri 800 milioni di adeguamento dei canoni al costo della vita”. E' quanto denunciano la Cgil e il Sunia, puntando il dito contro “l’unico adeguamento automatico all’inflazione ancora rimasto: quello annuale previsto per i canoni di locazione”.

I sindacati osservano come si stia assistendo “all’incredibile paradosso di una crisi che riduce progressivamente il potere di acquisto di lavoratori e pensionati, mentre si costringono le stesse categorie che vivono in affitto a sopportare un'ulteriore erosione dei loro redditi a favore della rendita”. Oggi infatti, fanno sapere la Cgil e il Sunia, “l’adeguamento di un canone, che mediamente si attesta sui 650 euro, pesa per circa 21 euro mensili, pari a 252 euro l’anno. La riduzione dell’Irpef, annunciata dal Governo con la legge di Stabilità, porterà un 'vantaggio' stimato mediamente in circa 187 euro all’anno. Ma quel 'vantaggio' è solo una parte di quanto gli inquilini hanno già anticipato alla proprietà”.

Secondo il sindacato di corso d'Italia e quello degli inquilini, inoltre, “prosegue così la linea del Governo di sistematico attacco alle condizioni di vita dei soggetti deboli, con l’imposizione di sacrifici a senso unico.  Lo smantellamento del fondo di sostegno alla locazione, il regalo da 1,5 miliardi alla proprietà più ricca con la cedolare secca, l’affossamento dei contratti concordati con la pesante riduzione dei vantaggi fiscali e la totale inerzia nei confronti dei numeri drammatici degli affitti per morosità, sono le tappe di questa linea sul fronte abitativo. E’ necessario – concludono – che, almeno in questa fase finale della legislatura, si adottino degli strumenti che abbiano l’obiettivo di ridurre il peso degli affitti e recuperare gli sfratti per morosità”.