Il combinato di inflazione, disoccupazione e pressione fiscale può determinare un crollo dei consumi per le famiglie di operai nel triennio 2012-2014. E' quanto emerge da "La scomparsa dei consumi", una ricerca realizzata da Ires e Isf Cgil, insieme al Cer. Si tratta di un "combinato disposto", dice lo studio, che "determinerà un ridimensionamento dei consumi reali delle famiglie operaie nel triennio 2012-2014, rispetto al 2011, di 1.806 euro (-8,4%)".

E' "un quadro molto preoccupante", come osservano il segretario confederale della Cgil, Danilo Barbi, e il presidente della fondazione Di Vittorio, Fulvio Fammoni. Il consumo medio dei nuclei operai, infatti, passa  nel periodo 2007-2011 a una cifra di poco superiore ai 200 euro annui ad una perdita media annua di 600 euro nel periodo 2012-2014.

Si tratta di numeri, secondo i sindacalisti, "che anzitutto smentiscono l’affermazione di fonte governativa che le ripercussioni delle manovre sull’economia avrebbero provocato un rallentamento nel 'breve periodo' dovuto al calo della domanda". La ricerca indica invece che "il calo della domanda rimarrà almeno fino al 2014, un periodo 'lunghissimo' per le persone".

Secondo Barbi e Fammoni "pressione fiscale, inflazione e disoccupazione sono gli elementi che comprimeranno ancora la capacità di spesa delle famiglie, con un conseguente calo dei consumi e ripercussioni sulla produzione e sull’occupazione. Le scelte del governo quindi non provocano un effetto neutrale, ma ripercussioni molto differenziate per livelli di reddito".

Per le famiglie operaie, aggiunge lo studio, la propensione al consumo sfiora l’85% del reddito; nel caso degli imprenditori si rimane al di sotto del 65%. Per il triennio 2012/14 le famiglie di lavoratori dipendenti subiranno così un ridimensionamento dei consumi di 1.806 euro, "una enormità per il livello del loro reddito", a giudizio dei sindacalisti.

In un paese manifatturiero come l’Italia, concludono Barbi e Fammoni, "che produce in modo prevalente per il proprio mercato interno, questo significa un peggioramento per le persone e un ulteriore avvitamento della crisi. Tutto questo andava previsto e affrontato con apposite soluzioni, altro che fase 2 di cui ancora non si vede traccia o luce in fondo al tunnel. A questo stato di cose il governo ha l’obbligo di porre immediato rimedio - concludono - attraverso interventi concreti su fisco, investimenti e lotta alla disoccupazione e alla precarietà".