Domani mercoledì 6 giugno, davanti alla direzione Generale della Rai di Viale Mazzini 14, dalle ore 13.00 alle ore 15.00, Slc Cgil, Fistel Cisl, Snater hanno indetto un presidio dei lavoratori Rai per chiedere il cambio totale dei vertici aziendali, nella giornata in cui la Commissione di Vigilanza dovrebbe rinnovare il Consiglio di amministrazione.

Il referendum, tenuto in azienda dalle stesse organizzazioni, aveva già chiarito che la maggioranza assoluta dei dipendenti considera negativamente il lavoro del management nei suoi tre anni di mandato. “Ultimi esempi della sua inadeguatezza – si legge in comunicato congiunto delle tre organizzazioni – il taglio di 46 milioni di euro alla produzione e il mediocre palinsesto autunnale che lascia la Rai priva di prodotti innovativi e rinuncia a diversi importanti professionisti”.

“Letteralmente scellerate – continua il comunicato – sono le scelte industriali recenti: oltre ai tagli sul prodotto, il Cda ha avanzato l’ipotesi della cessione di asset strategici e di immobili per fare cassa e ha predisposto la chiusura di strutture fondamentali per la produzione verso e dall'estero. Tutte scelte che hanno confermato una politica recessiva che rischia di acuire la crisi economica della Rai. Per questo, sindacati e lavoratori, chiedono alle forze politiche di individuare rapidamente nuove figure che siano selezionate per la loro alta professionalità e non per la loro fedeltà partitica”.

Per Slc Cgil, Fistel Cisl, Snater la situazione di stallo che i partiti stanno determinando in Commissione di Vigilanza rischia di portare al collasso industriale la Rai. “La necessità di modificare la Gasparri e la governance della Rai – prosegue il comunicato congiunto – non può far perdere di vista l’esigenza di dare alla prima industria culturale del paese una guida adeguata e in tempi brevi. La Rai oggi, con le sue maestranze e i molti professionisti purtroppo spesso sottoutilizzati e marginalizzati, è ancora in grado di rilanciarsi".

“L’azione degli attuali vertici che umilia la dignità del lavoro, rifiuta un vero processo di innovazione dei modelli gestionali con conseguente riduzione dei costi, blocca da 30 mesi il rinnovo del contratto nazionale di lavoro – così si conclude il comunicato –, evidenzia l’esigenza di non permettere loro di nuocere ulteriormente”.