Un meccanismo automatico “profondamente iniquo”, e solo “apparentemente equo”, perché “i lavori non sono tutti uguali”. Così il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica, in merito ai nuovi coefficienti di trasformazione da oggi in Gazzetta ufficiale e a cinque mesi dalla riforma pensionistica, nel sottolineare “la necessità di rivedere l'impostazione del sistema creato dalla riforma per restituire, oltre che gradualità e solidarietà, anche la necessaria flessibilità”.

“Mentre in Francia si corregge una riforma delle pensioni molto meno rigida e penalizzante di quella italiana – afferma Lamonica –, da noi si misura ogni giorno l'insostenibilità sociale di un sistema previdenziale diventato assurdamente punitivo ed ingiusto. Un esempio è “nei nuovi coefficienti, che produrranno rendimenti maggiori per chi potrà lavorare fino a 70 anni, e molto minori, con penalizzazioni pesanti, per chi andrà via prima”.

Per Lamonica, “il principio è solo apparentemente equo; in realtà, moltissimi lavori non consentono questo prolungamento, perché faticosi, logoranti, usuranti, insopportabili già ai 66 anni, quando si azzererebbe la penalizzazione. Lo stesso vale per chi ha cominciato a lavorare molto presto e che dovrebbe provare ad agganciare il pensionamento anticipato a 62 anni, vedendosi così penalizzato due volte: per le norme Fornero e per il coefficiente”.

In più, aggiunge il segretario confederale Cgil, “si crea un nuovo disallineamento con il lavoro pubblico, per il quale, ad eccezione di alcune fasce dirigenziali, non è consentito il trattenimento in servizio oltre i 66 anni. E si determina ancora un diverso problema per le donne del settore privato: se vogliono utilizzare la gradualità consentita dalla legge, devono subire una decurtazione dell'assegno”.

Motivi per i quali, secondo la dirigente sindacale, “il meccanismo automatico dell'aggancio all'aspettativa di vita è profondamente iniquo: fa parti uguali tra diseguali, perché i lavori non sono tutti uguali e l'aspettativa di vita nella realtà non è la stessa tra un operaio edile, o di catena di montaggio, o addetto a turni, e, per esempio, un professore universitario. Occorre rivedere l'impostazione del sistema creato dalla riforma per restituire, oltre che gradualità e solidarietà, anche la necessaria flessibilità”.