“Quando leggeranno il testo certi commentatori si ricrederanno. Due quinti dell'articolato traduce in norme l'intesa raggiunta, gli altri tre quinti riguardano altri aspetti cruciali della dirigenza, la formazione, la trasparenza. Il percorso che stiamo compiendo va ben oltre l'allineamento con le nuove regole del lavoro privato e punta a estendere la riforma Brunetta. Renderla più agevole e applicabile, dopo tre anni dalla sua introduzione. E avendo chiaro un concetto: non esiste nessun potere di veto da parte dei sindacati”. Filippo Patroni Griffi, intervistato da Il Sole 24 Ore, difende l’accordo con i sindacati e gli enti locali, negando cedimenti ai sindacati. “Il protocollo conferma che si deve agire nel vigente modello di relazioni sindacali. Non si legge mai la parola ‘concertazione’, che è stata eliminata con il decreto 150. Si fa riferimento solo all'esame congiunto, che peraltro è una delle modalità previste nell'atto di indirizzo all'Aran del luglio 2011, firmato proprio dal ministro Brunetta”.

Altra materia calda la “stabilizzazione dei precari”. Anche qui la precisazione del ministro della Funzione pubblica: “Nel protocollo non si fa riferimento a questo. Anzi, è ribadito il principio costituzionale dell'articolo 97, che prevede l'accesso nella Pa per concorso. Si stabilisce che nei concorsi si terrà conto dell'esperienza acquisita con rapporto di lavoro flessibile, come già indicato da alcune disposizioni volute dal mio predecessore. C'è solo l'apertura di un tavolo di confronto sui temi del precariato che può trovare soluzioni, come ad esempio la proroga dei contratti, neIl'ambito della legislazione vigente e delle risorse disponibili”.