Invertire il rapporto tra ospedali e territorio nella ripartizione della spesa sanitaria. Potenziare il fondo per l’assistenza domiciliare. Avviare il processo di riqualificazione delle case di riposo e contrastare il caro rette. Esentare i redditi più bassi dagli aumenti dei ticket, delle imposte locali e delle tariffe. Approvare e attuare un piano per il contrasto al disagio nella zona montana. Questa, la “piattaforma” dei sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl, Uil, scesi in piazza, oggi 19 aprile, a Trieste, a sostegno delle proprie rivendicazioni: un messaggio forte, il loro, al presidente della Regione e assessore alla Sanità, Renzo Tondo, accusato da Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil di sottrarsi al confronto. «Tondo – denunciano i segretari regionali Ezio Medeot (Spi), Gianfranco Valenta (Fnp) e Magda Gruarin (Uilp) – sta delegando ai tecnici il confronto, che non sta portando alcuna risposta concreta alle nostre richieste».

Oltre mille, secondo i sindacati, le persone che hanno dato vita al presidio in piazzale Oberdan, cui ha fatto seguito l’incontro tra le segreterie e i capigruppo del Consiglio regionale. Al centro della manifestazione e della discussione con le forze politiche anche le prime valutazioni sulla bozza di riforma sanitaria predisposta dalla Giunta regionale: ancora parziali le valutazioni dei pensionati, che oppongono comunque un fermo no alla riduzione dei distretti sanitari, connessa alla definizione di bacini più ampi di quelli esistenti. «I bacini di 60-70.000 persone sui quali sono strutturati gli attuali 19 ambiti – dichiarano ancora Medeot, Valenta e Gruarin – sono quelli ottimali per garantire sia i livelli di assistenza sia il confronto con gli enti locali e il sindacato».  

Ma quello con la regione non è l’unico confronto portato avanti dai pensionati, attivi anche a livello locale per rivendicare nei confronti dei Comuni misure capaci di ridurre l’impatto della crisi sui pensionati e in genere sulle fasce deboli: ««Il nostro obiettivo – dichiarano ancora i tre segretari – è quello di rivendicare politiche capaci di difendere e potenziare il nostro sistema di welfare, perché cresce il numero di persone lasciate sole e senza protezioni di fronte alla crisi, anche tra i pensionati».