Sono più di 2.000 in Sicilia gli esodati, coloro cioè che tra il 4 e il 31 dicembre del 2011 sono stati coinvolti in accordi collettivi o individuali di esodo incentivato o mobilità. A fare la stima “per difetto”, dal momento che non sono facilmente censibili le intese individuali, è la Cgil Sicilia, che – con la sua segretaria generale Mariella Maggio – definisce la situazione di queste persone “paradossale e disperata”, sollecitando “un immediato intervento risolutivo del governo, che consenta a questi lavoratori di andare in pensione”.

Gli esodi censiti dalla Cgil riguardano a Palermo 122 lavoratori della Resais (provenienti dalla dismissione di vari enti regionali); 640 ex dipendenti Fiat; 71 lavoratori tra Coalma e Ciprogest (industria agroalimentare); uno della Galbani; 40 lavoratori della Edili Cpc. A Enna sono coinvolti 2 operai edili e 150 del settore tessile e chimico. Numerosi gli esodati anche a Catania: 2 della Antares; 4 della Medimpianti; 4 della Nuova Sport Car; 2 della Zappalà; uno della Latte Sole; 15 della Algese; 13 della Intini Source; 25 della Cesame. A Siracusa il problema riguarda 21 lavoratori della Cogema. Ad Agrigento 20 edili. A Ragusa 22 lavoratori di vari settori.

Alcune procedure di esodo, inoltre, sono il risultato di accordi nazionali le cui ricadute in Sicilia riguardano: 200 ex dipendenti Telecom; oltre 200 delle Poste; 10 dell’Enel; oltre 500 bancari. Il tutto per un totale di 2.077 persone, alle quali si aggiungono dipendenti del commercio, settore di cui mancano al momento i dati. “Si tratta di accordi antecendi alla riforma che vanno rispettati – afferma Maggio, –, anche perché riguardano persone in una condizione che non presenta sbocchi di nessun tipo, né lavorativo, né nell’ambito degli ammortizzatori sociali. Il governo deve dunque assicurare l’unico sbocco possibile, che è quello della pensione, anche per evitare che si faccia strada tra la gente l’idea dell’incertezza del diritto”.