Riceviamo e pubblichiamo una richiesta di rettifica all'articolo "Vita digitale – Il Registro inutile" a firma di Patrizio Di Nicola, apparso su rassegna.it il 22 luglio 2011. Il testo è a firma di Ania Maslova, Responsabile comunicazione Registro pubblico delle Opposizioni, FUB - Gestore del Registro Pubblico delle Opposizioni

Telemarketing: con il Registro Pubblico delle Opposizioni un sistema efficace e "garantista" senza costi per i cittadini

L'adozione di un sistema normativo basato sull'opt-out – che si riferisce ad alcuni metodi con cui i cittadini sono messi in condizione di non ricevere pubblicità indesiderata – presuppone l'istituzione di una cosiddetta “Robinson list”. Si tratta di un elenco in cui si possono iscrivere i cittadini che si oppongono al telemarketing, esprimendo così in modo inequivocabile la propria volontà di non ricevere pubblicità indesiderata via telefono. L'iscrizione per il cittadino è gratuita, mentre gli operatori che intendono lanciare operazioni promozionali devono corrispondere al gestore del registro una tariffa per la “pulitura” dei numeri.

A partire dalla prima metà degli anni 2000, il sistema dell'opt-out è stato adottato da molti stati membri dell'Unione economicamente avanzati, tra cui Regno Unito, Francia, Spagna, Olanda, Belgio, Danimarca e Finlandia. Tra i paesi europei che non rientrano nell'UE vi sono anche Norvegia e Islanda, mentre nel resto del mondo tra le nazioni che hanno scelto di dotarsi di liste di opposizione al telemarketing sono da menzionare Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda.

Il Governo italiano ha promosso il passaggio dal sistema normativo dell’opt-in a quello dell’opt-out per consentire al nostro Paese di adeguarsi alla direttiva dell'Unione Europea 2002/58/CE (art. 13 comma 3), contenente le disposizioni sulla privacy e sulle comunicazioni elettroniche, e di garantire ai cittadini italiani, la cui utenza è presente negli elenchi telefonici pubblici, la possibilità di decidere in che misura permettere il trattamento dei propri dati personali. Pertanto il Governo ha semplicemente adottato il sistema maggiormente diffuso in Europa che ha permesso l’istituzione del “Registro pubblico delle opposizioni” grazie al quale, nonché alla relativa campagna informativa, è stato chiuso il procedimento d’infrazione avviato dalla Commissione europea nel 2010 nei confronti dell’Italia per l’utilizzo di banche dati formate senza un chiaro consenso degli interessati.

La realizzazione e gestione del Registro è stata affidata dal Ministero dello Sviluppo Economico - Dipartimento per le Comunicazioni alla Fondazione Ugo Bordoni - FUB, attraverso un contratto di servizio. Si tratta di un ente di ricerca no profit, impegnato in attività di pubblico interesse nel settore delle comunicazioni elettroniche e dell'ICT in generale, sottoposto alla vigilanza del Ministero dello Sviluppo Economico. Le risorse assicurate precedentemente dai privati – cosiddette soci fondatori di cui alcuni operatori di telecomunicazioni – sono drasticamente ridotte, mentre gli stessi non hanno alcun potere decisionale all’interno della FUB, come chiaramente affermato dalla legge 69/2009, che riconosce alla Fondazione il carattere di terzietà e indipendenza.

Il servizio per l’operatore di telemarketing – il cui è elenco è possibile consultare sul sito www.registrodelleopposizioni.it – è effettuato in base al pagamento delle tariffe stabilite dal Ministero dello Sviluppo Economico (D.M. del 22 dicembre 2010). È necessario specificare, però, che uno dei vincoli riportati nel D.P.R istitutivo prescrive che il servizio non deve creare alcun profitto né al Gestore né a terzi. Pertanto il Registro italiano si basa su un full-cost model, ovvero su un modello di business orientato ai costi: il pagamento delle tariffe da parte degli operatori finanzia i costi di realizzazione e gestione del servizio senza un surplus di guadagno. Dunque, il servizio non ha alcun costo per i contribuenti pubblici, dato che non attinge ai finanziamenti statali.

Dunque l’iscrizione di un numero di telefono nel Registro Pubblico delle Opposizioni protegge i dati personali del cittadino – ovvero l’utenza di cui è intestatario – presenti negli elenchi telefonici pubblici. In seguito all’iscrizione il cittadino non riceve più chiamate pubblicitarie, a meno che non sia stato lui stesso a richiederlo firmando un esplicito consenso a un dato soggetto commerciale.

L’intenzione del legislatore italiano era quella di mettere a disposizione dei cittadini uno strumento garantista che permettesse l’accesso e l’utilizzo a tutti, in modo inclusivo. Nessun paese che adotta l’opt-out, infatti, offre una tale gamma di modalità d’iscrizione (numero verde, web form, email, fax, raccomandata) e nello specifico nessuno prevede un contact center: e questo il motivo per cui le tariffe di accesso al servizio per gli operatore di telemarketing – che hanno comunque partecipato alle consultazioni pubbliche – sono più alte rispetto ad altri paesi con le Robinson list.

Gli operatori di telemarketing sono obbligati a rispettare rigorosamente la nuova normativa – di cui la vigilanza e il potere sanzionatorio sono di competenza del Garante per la privacy – in violazione della quale incorrono in sanzioni che vanno dai 10 mila ai 120 mila euro, come prescritto dall’art. 162, comma 2-quater del Codice in materia di protezione dei dati personali.

In sintesi, nelle intenzioni del legislatore, l’introduzione dell'opt-out ha rappresentato l’equo contemperamento degli interessi in gioco, volto ad assicurare il rispetto della normativa sulla privacy in un ambito concorrenziale in cui possa trovare piena affermazione il principio della libera iniziativa economica. Con il nuovo sistema normativo il cittadino diventa più consapevole dei propri diritti, raggiungendo una maturità in cui acquisisce un ruolo attivo. Disponendo di maggiore informazione e di concreti strumenti di tutela, può scegliere autonomamente in quale forma proteggere la propria riservatezza e il trattamento dei dati personali.