La pittura è arte del silenzio. Tanto chi dipinge quanto chi osserva un quadro ha bisogno di silenzio. Come purtroppo non capita nell’affollamento di tante mostre messe su proprio perché devono essere affollate: sono macchine da soldi e trasformano il visitatore in un cliente. La musica ha bisogno di silenzio. Non si riesce a immaginare un concerto mentre intorno si strombazza per il traffico. “Silenzio!” è richiesta ricorrente nelle sale cinematografiche: non occorre essere maniaci per interessarsi anche ai titoli di testa, al contrario di quelli nella fila dietro che aprono il pacchetto di patatine o scartano la caramella proprio in quel momento.

La poesia, neanche a dirlo, è fatta di parole sottratte al silenzio: e il silenzio le mette in rilievo, le scolpisce nella loro massima portata. La lettura è arte silenziosa, anche quando è fatta ad alta voce: prende forza dal silenzio e al silenzio dà forza e forma.

Come mai invece sembra che anche in questioni che silenzio vorrebbero non si fa altro che parlare? Ogni minima faccenda politica viene sepolta da oceani di parole. Le cifre di una tabella vengono infiacchite dalle parole che le interpretano. Nello sport nazionale ogni centimetro di fuorigioco corrisponde ad alcune tonnellate di parole. Un bambino portato per la prima volta allo stadio si sorprende che una partita di calcio, spalti a parte, sia un evento muto, scandito dai fischi dell’arbitro. E infatti è prodigiosa la possibilità di guardare in televisione il nudo fatto, con i soli rumori di scena: l’impatto tra palla e racchetta, il pallone che scivola nel canestro, il piede che tocca la palla per l’effetto giusto.

Non finisce di stupire che, andando in gruppi per strada, molti sentano il bisogno di parlare con qualcuno che non è lì e proprio perché non è lì. Viene in mente un improvviso di Giorgio Manganelli, una delle sue leggendarie pagine sulle disfunzioni telefoniche e sul fascino perverso degli elenchi. Era il 1990. Manganelli annunciava l’invenzione del “telefono da tasca, verosimilmente esente da fili”. La conclusione: “Chiunque potrà venir squillato a qualsiasi ora, dovunque si trovi e in qualsivoglia circostanza”. Buone vacanze.