"Immagina di avere la capacità di reinventare il capitalismo americano: da dove inizieresti? Cosa cambieresti per renderlo meno distruttivo e prepotente, più incentrato su ciò di cui la gente ha realmente bisogno per una vita soddisfacente?". E' la domanda che il magazine The Nation ha rivolto a un nutrito gruppo di studiosi ed esperti, aprendo un dibattito sulla costruzione di "un'economia più umana".

Come osserva William Greider in un articolo di resoconto, le risposte ottenute dalla rivista "offrono un campionario di provocazioni intelligenti" e di "proposte concrete per riformare il malfunzionante sistema economico".

C'è chi propone una tassa sulle speculazioni finanziarie, chi rilancia la responsabilità sociale delle imprese, chi la partecipazione dei lavoratori agli utili, chi vuole andare oltre il Pil nella misurazione del benessere (riprendendo il dogma di Stiglitz e Fitoussi), chi chiede al governo un intervento maggiore nell'economia di mercato, in particolare per la creazione e la difesa dei posti di lavoro.

"Il problema – prosegue Greider - è che nessuna di queste idee esercita una leva sul mondo politico. Entrambi i partiti sono arenati in risse meschine, incapaci di pensare in modo creativo o anche di dire la verità sulla nostra crisi economica. I Repubblicani si perdono nella nostalgia assurda per forme di governo piccole e semplici. Anche i Democratici hanno le loro delusioni: insistono sul fatto che la regolamentazione possa in qualche modo riparare tutto ciò che si è rotto, ignorando che proprio il fallimento della regolamentazione è stato una delle cause principali della crisi catastrofica".

Per The Nation le patologie economiche generate da un capitalismo senza limiti sono in espansione: "Diminuzione dei salari e dell'offerta di lavoro, aumento del deficit commerciale e del debito estero, disuguaglianza e sgretolamento della classe media, e il sistema politico non ha una sola risposta per tutti questi problemi".

Riprendendo uno dei saggi pubblicati, The Nation suggerisce un modello di "capitalismo inclusivo" o autenticamente "democratico", la cui "essenza fondamentale" sia la "redistribuzione del potere e del denaro". "Ovviamente, questo richiederà un governo più forte (anche se non necessariamente più voluminoso) che smetta di sovvenzionare la cattiva distribuzione della ricchezza e del reddito attraverso leve fiscali e programmi di spesa". Potrebbe essere un programma di secondo mandato per Mister Obama.