Stamattina, venerdì 23 luglio, dalle 10.30 alle 11, il Coordinamento regionale ex esposti all’amianto della Cgil di Oristano organizza una protesta contro la mancata bonifica della discarica di amianto di Masangionis, nel Comune di Arborea. Al chilometro 80 della 131 (bivio Sant’Anna – Ingresso Sassu 1 Sassu 2) il traffico verrà rallentato per consentire la distribuzione di volantini informativi agli automobilisti. E' quaanto si apprende da una nota della Cgil sarda.

La discarica di Masangionis, che contiene l’amianto friabile, cioè in polvere, è la più grande in Sardegna e si estende per circa mezzo ettaro. Per l’elevata pericolosità, l’area contaminata fu messa sotto sequestro dai Noe di Cagliari una prima volta nel 2001 e poi di nuovo all’inizio di quest’anno. Nel 2004 iniziarono le prime attività di bonifica con un impianto di inertizzazione mobile (unico in Italia e tecnologicamente molto avanzato) subito interrotte per carenza di risorse.

“E’ una situazione vergognosa che danneggia la salute dei cittadini e l’ambiente – denuncia il segretario della Camera del Lavoro di Oristano, Giampaolo Lilliu, aggiungendo che “la Giunta attuale non ha alcuna sensibilità per l’ambiente e lo dimostra il fatto che nulla di concreto è stato fatto, la discarica è rimasta a cielo aperto, anzi, sono stati tagliati i fondi e sospesa ogni iniziativa  regionale (delibere o direttive) per l’attività di sorveglianza sanitaria (prevenzione) della Asl di Oristano”. Un immobilismo che mette a rischio la salute dei cittadini: “Secondo il Registro territoriale sulle malattie tumorali come il mesotelioma – fa sapere Lilliu -  negli ultimi otto anni 13 persone sono morte: un numero elevato se si pensa che questo tipo di patologia resta latente almeno per quaranta anni”.

La richiesta del Coordinamento
regionale ex esposti all’amianto Cgil è che venga avviata subito la bonifica attraverso l’utilizzo dell’impianto di inertizzazione che da mobile deve diventare fisso perché è l’unico sistema in grado di garantire la trasformazione dell’amianto friabile in una fibra innocua che può poi essere riutilizzata (ad esempio per produrre pavimentazioni). “La strada da seguire è questa, anche perché in Sardegna non esistono depositi che contengano l’amianto friabile ma solo discariche di inerti, nel caso in cui venisse scelto di spostare le polveri, dovrebbero essere trasferite fuori dall’isola”. 

La diffusione dell’amianto nell’oristanese è legata alla presenza di due grandi aziende attive dagli anni Sessanta, la Cema Sarda di Marrubiu e la Sardit nella zona industriale di Oristano, chiuse nel 1994 in seguito alla battaglia che portò alla legge nazionale 257 del ‘92. “Si tratta di una battaglia di civiltà – conclude Giampaolo Lilliu – che, attraverso le bonifiche, può concorrere alla creazione di posti di lavoro”.