Cinquemila manifestanti tra lavoratori pubblici e privati, pensionati e studenti questa mattina in corteo per le vie del centro della Spezia in occasione dello sciopero generale indetto dalla Cgil contro la manovra del governo. La Camera del Lavoro della Spezia ha infatti organizzato lo sciopero generale in concomitanza di quello nazionale a differenza del resto della Liguria che sciopererà il 2 luglio. Un corteo colorato e partecipato nel quale i manifestanti hanno sfilato con un fazzoletto rosso con la scritta “tutto sulle nostre spalle”, lo slogan dello sciopero generale. E' quanto si apprende da una nota.

Al corteo hanno partecipato il sindaco della Spezia Massimo Federici, numerosi esponenti del Partito Democratico, tra i quali la capogruppo in Regione Raffaella Paita, nutrite delegazioni di Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani e di Sinistra e Libertà. Lo sciopero ha avuto adesioni molto alte in tutti i comparti pubblici e privati ed in corteo è stata significativa la presenza degli studenti, dei pensionati, dei lavoratori pubblici e della scuola, dell’Arsenale militare, del Porto, della Fiom, delle telecomunicazioni e del commercio.

La manifestazione è terminata in Piazza Mentana dove hanno parlato Luca Erba per l’unione degli Studenti e Marzio Favini, Sindaco di Castelnuovo Magra, in rappresentanza dell’Anci regionale. Ha chiuso l’iniziativa il comizio finale di Lorenzo Cimino, Segretario Generale della Camera del Lavoro della Spezia.

Nel suo intervento, Cimino ha affermato che la manovra del governo “è iniqua ed ingiusta; invece di salvaguardare la tenuta dei servizi per i cittadini e rilanciare lo sviluppo taglia i trasferimenti alle Regioni ed ai Comuni. Meno risorse per lo sviluppo, meno prestazioni e servizi sociali, più costi per anziani, pensionati e fasce deboli. Accanto alla stretta sulle pensioni ci sarà una grave devastazione dell’etica pubblica con il condono mascherato; ed istruzione, trasporti, mense, asili nido, assistenza domiciliare, gestione dei rifiuti, saranno tagliati e dequalificati. Un ritorno al più classico “neoliberismo populista”, quello che da una parte pratica un decisionismo statalistico-autoritario, e dall’altra propugna uno “stato minimo” per riaffermare l’autoregolazione razionale ed efficiente del mercato”.

Cimino ha difeso l’identità ed il ruolo della Cgil: “Ci accusano di essere anti storici, antiquati. Ma chi sono davvero quelli contro la storia? Quelli che come noi difendono e migliorano una storia di diritti duramente conquistati o quelli che vogliono fare compiere ai lavoratori un salto nel tempo di 150 anni, far tornare i lavoratori ad una condizione ottocentesca, annullare le nostre conquiste, il diritto di sciopero, di malattia, il diritto a lavorare in condizioni umane, con sicurezza, con dignità? Oggi fare sindacato significa che accanto alla difesa del lavoro, alla lotta per i rinnovi contrattuali, per migliori condizioni di lavoro, accanto a tutto questo c’è e ci deve essere la difesa intransigente dei diritti democratici, della costituzione Repubblicana, della Resistenza, delle Istituzioni, della libertà di stampa”.