“Oggi più che mai il lavoro minorile è strettamente collegato alle nuove povertà e l'attuale crisi economica e finanziaria sta compromettendo quanto fatto sino ad oggi per arginare e debellare questa forma di schiavitù”. A dirlo è l’Osservatorio sul lavoro minorile che celebra domani la Giornata mondiale contro questa piaga: “Spesso il contributo economico che questi 'bambini lavoratori' recano al budget familiare è fondamentale perché le famiglie, che sempre più spesso dipendono da questo contributo, si trovano a dare maggior peso a tale risorsa che non all'educazione dei figli”.

Secondo l'osservatorio il 36 per cento dei minori italiani, quasi uno su quattro, è a rischio povertà. Sono circa un milione i giovani che abbandonano prematuramente gli studi. La loro salute fisica è messa in pericolo e il loro benessere sociale e intellettuale è compromesso da un'alimentazione ed una scolarizzazione inadeguata. “Al di là dei numeri, di per sé impressionanti – dice Pino Pelloni, direttore dell'Osservatorio – mancano ancora strategie efficaci ed inclusive per affrontare il problema”.

Le stime dell’Ilo registrano nel mondo 218 milioni di minori al lavoro
: una persona su sette di quelle in eta' compresa tra 5 e i 17 anni. In Italia si contano, per difetto, 240mila minori sfruttati come è emerso da una indagine congiunta dell'Ires-Cgil e dell'Osservatorio. Va ricordato anche che l'ammissione al lavoro per i minori di 15 anni e' stata proibita dalla convenzione 138 dell'Ilo nel 1973 e che inoltre la Convenzione 182 dell'Oil, adottata nel 1999, definisce chiaramente le forme peggiori di sfruttamento del lavoro minorile che devono essere immediatamente combattute dai governi ratificanti. Tra queste, il lavoro in schiavitù, nel campo della prostituzione e della pornografia, il coinvolgimento in attività illecite.