Nei primi otto mesi del 2008, la produzione nel settore metalmeccanico è scesa dell’1,9%. Una percentuale frutto di andamenti differenziati nei comparti del settore. A un -3,5% del comparto Metalli (siderurgia), si contrappone il +1,2% di quello delle Macchine e apparecchi meccanici. Pesante la perdita per gli Elettrodomestici: -9,3%. Sono alcuni dei dati che emergono dall’ultimo fascicolo dell’Osservatorio sull’industria metalmeccanica (n. 26), promosso dall’Ufficio economico della Fiom-Cgil.

La crisi dei settori produttivi è avanzata negli ultimi due mesi a ritmo incalzante e le previsioni per il 2009 vengono riviste continuamente al ribasso. Per questo, sottolinea la Fiom, “i dati statistici possono non restituire appieno l’attualità più vicina”.

Per quanto riguarda le retribuzioni di fatto nelle grandi imprese metalmeccaniche (con più di 500 addetti), negli anni 2000-2007 per gli operai crescono molto al di sotto dell’inflazione: 14,3% contro 17,2%. Si va da un minimo del 10,4% per i Metalli e prodotti in metallo, ad un massimo del 16,6% per i Mezzi di trasporto. Unica eccezione, le Macchine e apparecchi meccanici dove le retribuzioni crescono a un tasso superiore a quello dell’inflazione (20,8%).

Il fascicolo dell’Osservatorio contiene uno speciale sul comparto degli elettrodomestici, con schede sulle singole grandi aziende e le dinamiche del comparto nell’ambito europeo. Si tratta di un comparto che vede collocato in Italia il maggior numero di imprese (circa 800), con un primato sul valore della produzione che si attesta agli 11,8 miliardi di euro. Solo la Germania risulta superiore in termini di valore aggiunto (3,6 miliardi contro 2,7) per le maggiori dimensioni delle aziende.

La produttività del comparto in Italia è pari all’80,6% di quella registrata in Germania. Si tratta di un dato dovuto al basso livello degli investimenti e alla sottocapitalizzazione delle imprese. In generale, l’Italia è l’unico paese nel quale gli investimenti per addetto diminuiscono.