Lavoro italiano, stipendio e contratto romeno. Cosa vuol dire? Che si lavora un mese e invece di ottenere un salario dignitoso si viene pagati 1400 leu. Un leu, la moneta romena, vale poco più di venti centesimi di euro. In più, o meglio in meno, zero contributi versati. La storia può sembrare assurda e, invece, è assolutamente reale. Il caso esplose un paio di anni fa alla Città del Libro di Stradella, in provincia di Pavia. Una società in appalto alla Ceva Logistics, la Premium Net, aveva assunto 70 addetti attraverso unagenzia interinale romena aggirando contratti e leggi italiane. La vicenda è tornata sulle pagine di cronaca perché il titolare Giancarlo Bolondi viene accusato di frodi fiscali e riciclaggio, di sfruttamento e del lavoro e caporalato nel facchinaggio. I pubblici Ministeri Bruna Albertini e Paolo Storari hanno disposto un maxi sequestro di 120 immobili tra Milano, Lodi, Brescia, Torino e Genova. Ma a essere coinvolta non è solo Premium net. Il perimetro è quello della Ceva Logistic: la divisione italiana del colosso che conta 7 miliardi di fatturato in 170 Paesi, 58mila impiegati ed è quotato a Zurigo, da maggio è in amministrazione giudiziaria proprio per quello che accadeva alla città del libro. In questa storia la magistratura ha avuto un ruolo fondamentale. Altrettanto cruciale quello di lavoratori e sindacato. La denuncia racconta Silvia Petri, delegata sindacale della Ceva è partita proprio da noi, non appena ci siamo resi conto di quello che stava accadendo e abbiamo coinvolto la Filt Cgil. Due anni dopo siamo riusciti a garantire diritti e tutele a quegli addetti e a evitare ogni ricatto. Il fatturato nazionale della logistica ammonta a 32 miliardi di euro, il 40% è concentrato in Lombardia. Il contratto collettivo di settore è in scadenza il prossimo 31 dicembre. Per Luca Stanzione che guida la Filt Cgil regionale: Il contratto è sicuramente uno strumento molto utile anche per arginare situazioni di sfruttamento come queste. Saremo al tavolo con le imprese e le rappresentanze datoriali che devono fare un passo avanti e decidere di tutelare sul serio il lavoro di qualità. Penso, però, che il solo contratto non basti. Per questo a Milano, in prefettura, stiamo lavorando a un protocollo che prova a mettere in campo strumenti concreti che vadano anche oltre il contratto.