da Rassegna sindacale E terminato nella tarda serata di giovedì 7 novembre, il tavolo tra il governo, le parti sociali e gli enti locali convocato dal premier Giuseppe Conte per fare il punto sulla vertenza dell'ex Ilva, dopo che ArcelorMittal ha ribadito la volontà di lasciare gli impianti italiani. Al tavolo, i ministri Patuanelli, Di Maio, Costa, Boccia, Catalfo, Bellanova, Speranza, Provenzano e il sottosegretario Turco. Per i sindacati cerano i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil e di Fim Fiom e Uilm. Presente anche il governatore della Puglia Emiliano e il sindaco di Taranto Melucci. Al tavolo anche il direttore generale di Confindustria. "Dobbiamo restare uniti in questo passaggio che si annuncia complesso". Questo, secondo fonti citate dalle agenzie di stampa, linvito che Conte avrebbe rivolto. Il premier avrebbe riferito di aver proposto a Mittal di "aprire subito un tavolo per fare di Taranto un hub internazionale per la transizione energetica", proposta che non è stata accolta. Conte avrebbe poi detto che il governo sarebbe stato pronto a mettere anche delle risorse per la bonifica del territorio ma anche questa prospettiva non è stata raccolta da ArcelorMittal. "Ritengo - avrebbe osservato Conte - che questa dismissione sia cominciata da un po' di tempo". Conte ha quindi proposto un tavolo permanente sullo stabilimento siderurgico, per preservare un polo strategico per il Paese. "Auspico ha aggiunto - che non ci siano differenziazioni di colore politico, tra autorità nazionali e locali, con i sindacati e le associazioni di categoria. Oggi rinnovo l'appello: tutto il sistema Italia deve rispondere con una voce sola, senza polemiche o sterili disquisizioni che non hanno nessuna rilevanza esterna". Ripristinare lo scudo penale e riflettere su un eventuale ingresso del pubblico nell'attuale società. Così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, al termine dell'incontro, ha sintetizzato la posizione della confederazione parlando coi giornalisti. "Serve dare un segnale e ripristinare lo scudo penale, facendo rivivere il decreto del 2015 che riguardava anche i Commissari e che aveva una caratteristica precisa, che valeva in generale, senza fare favori a nessuno con norme che prevedevano come in tutte le situazioni di crisi chi subentrasse non dovesse essere responsabile di ciò che non ha fatto. Mi sembra una cosa di buon senso", ha spiegato Landini al termine dell'incontro. Inoltre per la Cgil "sarebbe importante che, oltre a dire di far rispettare il piano, l'esecutivo mettesse sul piatto la possibilità di entrare con Cdp, o in un'altra forma, dentro l'attuale società". Oggi la battaglia è quella di far cambiare idea a Mittal e che non sia accettato che si fermi la produzione di acciaio e che si perda una attività di questa natura", conclude Landini. "Il Premier Conte ha aperto l'incontro di oggi con le istituzioni e le organizzazioni sindacali annunciando che il tavolo sull'ex Ilva sarà permanente, considerata l'eccezionalità della vertenza. Conte ha detto che sarà  avviata una cabina di regia per affrontare la vertenza e tutelare il sistema industriale di tutto il Paese. Mentre la Fiom ha chiesto al governo di convocare urgentemente il tavolo sindacale, di togliere l'alibi dello scudo penale e di richiamare l'azienda al rispetto degli accordi". Lo rende noto Francesca Re David, segretaria della Fiom Cgil. "ArcelorMittal pensa di riscrivere l'accordo prevedendo i 5mila esuberi e dimezzando la produzione di acciaio. Abbiamo fatto una lunga trattativa per arrivare all'accordo del 6 settembre 2018, e per tenere insieme piano industriale, piano ambientale e la tutela dell'occupazione. E' inaccettabile pensare che una grande multinazionale come ArcelorMittal pensi di stracciare quell'accordo. Un intervento pubblico in situazioni come questa serve a dare certezze ai lavoratori di tutti gli stabilimenti del gruppo, all'industria del Paese e al risanamento ambientale", conclude Re David.