da Rassegna sindacale Almaviva, Tim, Rai, Sky. A che punto siamo nelle grandi aziende delle telecomunicazioni, dove passa il futuro dellinnovazione tecnologica? Le risposte sono arrivate dal segretario generale Slc Cgil, Fabrizio Solari, stamattina ai microfoni di Italia parla, la rubrica di RadioArticolo1. Partiamo dai call center, visto che è in corso un incontro al Mise sulla vicenda Almaviva di Palermo, una ferita ancora aperta per il sindacato, visto ha già subìto una ristrutturazione qualche anno fa, finita con il sacrificio di un migliaio di dipendenti, mentre attualmente in tutta la Sicilia ci sono ventimila posti di lavoro a rischio. Il problema è che si dovrebbe considerare quel settore fondamentale per la qualità del prodotto e non, come avviene sovente, lultimo anello della catena, dove si comprimono i costi, pur di sostituire luomo con intelligenze artificiali, cioè i risponditori automatici. Daltronde, il surrogato di tale tecnologia si chiama delocalizzazione, con tanti uomini e donne disposti a tutto pur di sostituire il lavoro degli italiani, abbassando i costi, ha affermato il dirigente sindacale.   Se parliamo dii Tim, secondo le notizie apparse sulla stampa, il gruppo starebbe valutando la possibilità di passare a una rete unica, mentre contemporaneamente è stata raggiunta unintesa fra Tim e Vodafone sulle torri per la rete in 5G. Stessa cosa stanno facendo Wind e Fastweb, per una sinergia più forte tra rete fissa e rete 5G, rivoluzione tecnologica che impone anchessa accorpamenti e unificazioni di aziende. Altra operazione in atto, quella fra Tim e Open fiber per ununica rete sulla fibra. Anche in tale comparto, cè bisogno di stare al passo coi tempi, che vuol dire recuperare quel gap, anche dinvestimenti, nelle tecnologie., soprattutto della comunicazione. Siamo alla vigilia dellentrata sul mercato del 5G, la rete di nuova generazione, che quando sarà effettivamente diffusa sul territorio, è destinata a cambiare in profondità la vita delle persone, e non solo nel modo di comunicare, ha proseguito il sindacalista.         Ciò che manca drammaticamente in questo settore, è la tanto evocata idea di politica industriale e di programmazione sensata, che non cè da parte del governo, né da parte di un sistema-paese. Quello che è avvenuto è semplicemente un fatto fortuito che Tim, lazienda principale, fino a ieri sballottata da una privatizzazione fatta coi piedi e con difficoltà di equilibrio anche dal punto di vita della governance, oggi si è riproposta come nel ruolo di playmaker del settore, riuscendo a razionalizzare la quantità di investimenti a disposizione e ad aprire a collaborazioni importanti. Lideale sarebbe avere dietro Tim il nocciolo duro della Cassa depositi e prestiti,, quindi riconducibile alla mano pubblica e alla possibilità di dare stabilità anche a un progetto di politica industriale, ridando una prospettiva allintero settore, ha continuato lesponente Cgil. Passando al sistema radiotelevisivo, a Rai e a Sky, la prima, cioè la più grande azienda pubblica di produzione culturale, arranca un po dal punto di di vista dellinnovazione. Mentre la seconda sembra ben instradata, dal lato delle infrastrutture e dei contenuti, senza tralasciare un nuovo settore di business, come il mercato delle telecomunicazioni. In attesa che si completi la quarta rivoluzione tecnologica, con lingresso di nuovo gruppi come Google, Netflix, Amazon. In questo nuovo mondo, lazienda di viale Mazzini fatica a capire quale sarà il suo spazio e il suo ruolo di tv pubblica in un mondo ormai a livello globale, dove cè la tendenza di far convergere reti e contenuti, cioè le modalità con cui viene trasportato il segnale, e cè la novità figlia dinterventi tecnologici, il 4K, per quanto concerne la qualità. La Rai è rimasta indietro, anche sugli investimenti necessari per migliorare il segnale radiofonico e televisivo, ed è in grave difficoltà dal punto di vista della capacità di produrre contenuti. Credo che il nostro sindacato dovrebbe attivare un momento di discussione, approfondimento e incontro, per porre anche il tema della qualità e della cultura, ha concluso Solari.