Da Rassegna.it Gli obiettivi di finanza pubblica e di crescita non saranno messi a segno, e questo rende ancora più difficile la manovra del governo attuale, ancora più ristretti gli spazi di manovra. Lo ha detto Riccardo Realfonzo, docente di Fondamenti di economia politica allUniversità del Sannio, intervenendo a RadioArticolo1 durante la puntata odierna di Economisti erranti. Facendo il punto della situazione a una settimana dalla scadenza per la presentazione della nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, Realfonzo ha ricordato che come in effetti era già chiaro sul finire del primo semestre, la crescita economica prevista dal governo Gentiloni non sarà messa a segno al termine dell'anno. Il governo Gentiloni prevedeva una crescita per il 2018 dell1,5%, mentre invece ci attesteremo all1,2%. Quindi una crescita molto modesta e tra l'altro tra le più deboli di Europa. È chiaro che anche il quadro della finanza pubblica risulta peggiore rispetto a quello previsto. Il governo Gentiloni prosegue Realfonzo aveva previsto un deficit dell1,6% del Pil e un debito pubblico al di sotto del 131% del Pil. In realtà questi valori non risulteranno rispettati, noi avremo a fine anno un deficit che si aggirerà intorno al 2% del prodotto interno lordo e un debito pubblico sostanzialmente stazionario a poco meno del 132%, stazionario rispetto all'anno precedente. Dai vertici di governo e della maggioranza politica gialloverde sono emersi quattro capitoli fondamentali sui cui dovrebbe imperniarsi la manovra: reddito di cittadinanza, pensioni, flat tax e pace fiscale. Ma è ormai chiaro che servono più risorse di quelle che si poteva prevedere con la crescita definita dal Def dello scorso anno e poi dalla legge di bilancio dello scorso anno. E 20 miliardi circa sono ipotecati, impegnati tra clausole di salvaguardia sull'Iva e accise. Ipotizzando una disponibilità di risorse, Realfonzo promuove il reddito di cittadinanza, perché un reddito di ultima istanza spiega - sicuramente è una misura socialmente auspicabile e può spingere anche la domanda e la crescita. Il giudizio sulla flat tax, invece, è veramente negativo. Ci sarebbe bisogno di ben altro motiva leconomista - per disegnare la curva dell'Irpef in maniera più progressiva, e occorrebbero risorse per le politiche industriali e quindi per incentivi alle imprese, per investimenti diretti pubblici, per gli ammortizzatori sociali. avremmo altre esigenze per la verità in questo paese, piuttosto che la flat tax. Ma tutti questi ragionamenti ricorda Realfonzo devono tenere conto dellimpostazione che il ministro dellEconomia Giovanni Tria intende dare alla manovra: Il ministro propone di tenere il deficit al valore che era era previsto per quest'anno, cioè stabile all'1,6%, spiega Realfonzo, e aggiunge: Perché propone questa soluzione? Perché dobbiamo ricordarci che il problema dei vincoli europei non è tanto quello del deficit al 3%. In realtà la Commissione europea spinge il Paese per andare verso una situazione di equilibrio strutturale del bilancio, cioè un pareggio del bilancio al netto delle variazioni cicliche. Il ministro vuole muoversi incontro a questa indicazione, che è quella del Fiscal compact, cioè l'azzeramento del deficit strutturale del bilancio. Sarebbe una politica di continuità rispetto a quelle che abbiamo visto negli ultimi anni. Significherebbe continuare lungo una strada di politiche di austerità e non si potrebbe fare alcunché, prosegue Realfonzo. Le forze del governo, che invece hanno fatto delle promesse molto impegnative sul piano delle risorse, chiedono al ministro di non andare nella direzione della Commissione europea. Staremo a vedere se si andrà in continuità con le politiche del passato, o se ci sarà la forza invece di fare un braccio di ferro con l'Europa, conclude Realfonzo.