da Rassegna sindacale "Abbiamo iniziato a contrattare l'algoritmo: da questo punto di vista siamo 'in progress', ora dobbiamo fare i passi successivi". Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, concludendo l'iniziativa Idea diffusa. Linnovazione a servizio della contrattazione,l'evento di oggi (9 luglio) organizzato dalla Cgil a cura dellUfficio di Progetto Lavoro 4.0. Una chiave essenziale per governare il cambiamento, ha spiegato, "è dentro il territorio. Nel territorio bisogna starci, incontrare i singoli individui e ascoltare le loro domande, è la prima mossa che deve fare un'organizzazione come la nostra. Se i luoghi di lavoro vanno sempre più verso la spersonalizzazione, se l'interfaccia dei lavoratori è una app, allora diventa ancora particolarmente urgente stare in tutte le zone del Paese, altrimenti saremo costretti a inseguire". Davanti alla tecnologia anche il sindacato deve cambiare. "Il nostro modo di essere ci spinge a guardare ai lavoratori tradizionali - ha osservato Camusso -, invece dobbiamo vedere anche tutti gli altri". I lavoratori iscritti alla Cgil oggi "hanno impieghi più poveri e marginali rispetto a quindici anni fa, la scala del lavoro sta andando in discesa. Proprio per questo noi dobbiamo rivolgere lo sguardo a chi sta in basso; se guardiamo solo a chi con l'innovazione ottiene una condizione positiva, allora il tema del cambiamento non viene affrontato, è necessario tornare a radicarsi nelle fasce in cui siamo spariti". Camusso ha ricordato la proposta della Carta dei diritti. "Noi diciamo che i diritti e le tutele delle persone risiedono nel fatto stesso che lavorino, a prescindere dalla tipologia contrattuale. Ora dobbiamo fare un passo in più. Abbiamo vari temi da affrontare presto: per esempio come difendere i rider, attraverso un contratto di lavoro oppure no? Molti propongono il salario minimo, e non è certo la stessa cosa, qui c'è la differenza tra i modelli possibili". E non esistono solo i rider: "Loro sono visibili perché vanno in bicicletta nelle nostre città, ma tanti come loro lavorano con una sedia davanti al computer, interfacciandosi solo con una app, e si trovano in condizioni simili". Contrattare l'algoritmo, dunque, è ciò che il sindacato ha iniziato a fare. "A noi interessa quali sono gli elementi di controllo sui lavoratori, cosa determina il carico, la retribuzione, la sicurezza, il tempo libero. E poi c'è il tema della valorizzazione delle persone rispetto al lavoro che fanno". Su questi punti, anche nell'epoca dell'algoritmo, "non si può mettere il segreto industriale". Si torna quindi al ruolo dell'organizzazione. "Sugli accordi che faremo dovremo avere un monitoraggio molto diverso rispetto al passato - a suo avviso -. Dobbiamo fare pratica, misurarsi con le cose positive e anche negative della contrattazione. Bisogna diffondere conoscenze, competenze, capacità di intervenire sulle piattaforme". Camusso ha ricordato l'accordo con Amazon: "Una medaglia di cui possiamo vantarci, che hanno in pochi, e quella discussione è avvenuta senza innescare alcuna rivalità tra le organizzazioni. Questo dimostra che si può fare. La prima buona pratica che consegniamo ai delegati è esattamente quella di Amazon: mettere in correlazione tutti i soggetti in campo con unico scopo, definire una condizione contrattualizzata per quei lavoratori. Amazon è un mostro sacro, ma ce ne sono tanti altri come lui". "Nella nostra confederazione bisogna coltivare la circolarità delle conoscenze, in tal senso la piattaforma Idea Diffusa può essere molto importante. Va intesa come luogo in cui confrontarsi per contrattare l'innovazione, verificare quali effetti ci sono, sperimentare soluzioni nuove". Nel negoziare il lavoro nelle nuove tecnologie, ha concluso, "va sempre considerato che il lavoratore è anche un cittadino. Per questo è necessario riflettere sull'uso dei dati. Bisogna sempre coniugare la condizione di lavoro a quella di cittadinanza".