Il Porto di Genova è una città nella città. Un crogiolo con i suoi odori e rumori. Un'enorme area industriale che ogni giorno deve mettere daccordo storia millenaria e nuove tecnologie, macchine e sudore, in un continuo andirivieni di merci e persone che qui approdano da tutto il mondo e da qui ripartono senza soluzione di continuità da oltre 2500 anni. 7 milioni di mq di spazi a terra e 5 milioni di specchi acquei, 22 km di banchine e pescaggi. Il Porto di Genova è il primo del Paese per linee di navigazione e per movimentazione container. Ma anche il più rilevante sotto il profilo occupazionale: più di diecimila lavoratori diretti, almeno cinquantamila considerando l'indotto. Oggi Elleradio prova a raccontare le tre macroaree dello scalo sotto la Lanterna: la delegazione del Ponente, ossia lo scalo commerciale in cui attraccano le grandi porta-container; il porto turistico che si tende verso l'Acquario e la Città Vecchia; la grande area delle riparazioni navali. In primo piano le questioni sicurezza, autoproduzione, la protesta contro la chiusura del presidio sanitario dell'area industriale. La necessità di considerare il porto un luogo aperto sempre e comunque. L'urgenza di mantenere in vita l'Ilva con tutti i suoi posti di lavoro e le tutele fin qui conquistate.