L'articolo che segue è tratto dal n.4/2020 di Idea Diffusa, il mensile a cura dell'Ufficio lavoro 4.0 della Cgil realizzato in collaborazione con CollettivaClicca qui per leggere tutti gli articoli di questo numero dedicato alle smart cities., le città intelligenti.

Le città sono il palcoscenico principale dell'innovazione digitale e dello sviluppo delle grandi piattaforme. In pochi mesi, Napoli, una città apparentemente lontana da questi cambiamenti, ha sperimentato l'abnorme espansione nel suo centro storico di Airbnb, fenomeno che, in ragione dell'impennata delle presenze turistiche degli ultimi anni, ha prodotto l’esplosione del prezzo degli affitti e la contrazione della disponibilità di case a basso costo in una parte della città che si era sempre connotata come popolare. Poi, nel pieno dell'emergenza Covid, come già era accaduto in tante altre città, le strade si sono popolate di biciclette e scooter con i marchi di Uber Eats e di Deliveroo. In molti condomini è tornata popolare la figura, ormai in declino da decenni, del custode del palazzo, come risposta all’incremento esponenziale delle consegne di Amazon. In tutto questo, senza far troppo rumore, è partita da più di un anno la sperimentazione del 5G.

La Camera del lavoro metropolitana di Napoli si è interrogata sulla governabilità di questi fenomeni, cioè se fosse possibile chiedere alle istituzioni democratiche della città d'intervenire per contrastare l’aumento di asimmetrie sociali in una città che già vive enormi disuguaglianze sociali, fra un quartiere e l'altro e, nell’ambito dello stesso quartiere, fra una strada e l’altra. Un enorme divario non solo economico, ma segnato da differenti scolarizzazioni e accesso all’istruzione, paradigmatica è la differenza di laureati tra quartieri come il Vomero e Chiaia con il centro storico.

Lasciare che siano gli operatori delle reti digitali (Ott) a determinare autonomamente le strategie di sviluppo digitale della città, avrebbe la naturale conseguenza di generare ulteriori asimmetrie sociali. Non è difficile ipotizzare che nei quartieri 'sviluppati', dove esiste una platea di possibili fruitori ad alto reddito, s'installi da subito il 5G, mentre si tenda a non investire denaro nelle zone periferiche a minore capacità di spesa e fruizione di servizi commerciali. Non intervenire su piattaforme come Airbnb o Booking, vorrebbe dire assistere inermi allo svuotamento del centro storico dalle sue attività tradizionali, con un processo di sostituzione della popolazione locale da parte di turisti che s'illudono di vivere la vera vita dei vicoli in case ormai affittate solo a loro per brevi periodi.

Siamo partiti da queste considerazioni e, grazie a un gruppo di lavoro costituito da delegati di aziende a forte impatto tecnologico (Tim, Engeenering spa, Enel Ict; Azienda napoletana mobilità), coadiuvati dalla competenza di un esperto come il professor Michele Mezza, abbiamo elaborato una nostra piattaforma rivendicativa. Tale elaborato è stato poi sottoposto al Comune e al sindaco di Napoli, chiedendogli di condividere, da protagonisti, un processo di sviluppo sostenibile ed equo della città.

La piattaforma che abbiamo presentato unitariamente a Cisl e Uil si muove su due elementi per noi determinanti. La pianificazione dello sviluppo digitale della città con la partecipazione degli 'attori sociali'. Su tale questione, abbiamo indicato alcuni asset sociali fondamentali. Il primo è la scuola: sappiamo che le periferie sono grandi aree di disagio e di dispersione scolastica, dove la criminalità recluta i soggetti a rischio sin dalla loro infanzia, l'emergenza Covid-19, ancora di più, ha dimostrato che tali disuguaglianze sociali sono amplificate dal digital divide e dalla carenza di strumenti per fruire della didattica a distanza. Possiamo pianificare lo sviluppo delle reti a partire da queste realtà? Per questo, lo sviluppo delle reti digitali, il 5G, la fibra sono l’occasioni di sviluppo e di connessione per il mondo della scuola, per costruire una città equa e partecipata che metta in sicurezza le ragazze e i ragazzi.

C'è poi la sanità. Gli ospedali e la rete sanitaria, tornati ad essere al centro dell’attenzione mediatica durante la pandemia, vivono carenze strutturali, sia sul versante materiale che di infrastrutture digitali, rendendo un’utopia la teleassistenza, la telemedicina, ma anche, più semplicemente, poter dotare i cittadini di Napoli di un proprio fascicolo sanitario. Infine, le crisi aziendali. La crisi della Whirlpool che ci 'parla' anche di una grande area industriale sempre più desertificata a due passi dal porto di Napoli, luogo dichiarato da tempo zona economica speciale, ma che non ha avuto reali possibilità di rilancio. Perché allora non proporre, proprio in quell’area, lo sviluppo di una infrastruttura digitale come fattore qualificante per attrarre investimenti a integrazione delle infrastrutture materiali e degli strumenti tradizionali?

Questi sono tre esempi che mostrano come sia necessario l'intervento istituzionale del Comune di Napoli per porre agli operatori esigenze sociali e legate agli interessi generali della città, dando vita a una vera e propria conferenza delle reti digitali per non perdere un'occasione di sviluppo.

La gestione dei dati
Le grandi piattaforme digitali utilizzano per proprie finalità economiche e commerciali i dati di milioni di cittadini. Dati che sono invece un patrimonio della città, con i quali si potrebbero costruire politiche più vicine alle esigenze delle persone. Per imporre un utilizzo corretto dei dati dei cittadini e della città, è necessario costruire alleanze e aggregazioni sociali forti per agire nei confronti delle cosiddette Ott. Per questo, abbiamo proposto al sindaco di Napoli che, così come si è fatto con l'acqua pubblica, anche i dati dei cittadini vengano dichiarati bene comune. Ci auguriamo già nei prossimi giorni di poter portare a compimento il percorso del nostro protocollo per avviare la fase vera e propria di negoziazione con tutti i soggetti, arrivando già nei primi dell'autunno a costruire un tavolo di confronto sui temi della digitalizzazione e dei suoi impatti con tutti gli stakeholders della città di Napoli.

Tuttavia, sappiamo che questo è solo il primo passaggio per costruire forme di controllo e gestione democratica delle tecnologie digitali sul nostro territorio. Alla fine dello scorso anno, Cgil, Cisl, Uil Napoli e Confindustria hanno sottoscritto un protocollo d'intenti per la costruzione delle linee strategiche della Città metropolitana di Napoli, individuando tavoli di confronto su temi specifici come il trasporto pubblico locale, l'edilizia scolastica, il ciclo integrato dei rifiuti, da affiancare al neo-costituito forum delle associazioni.

In quella sede, abbiamo definito un impegno comune anche sui temi delle infrastrutture digitali e già nei prossimi giorni, prima della pausa estiva, tenteremo in quella sede di sviluppare progetti innovativi con tutti i soggetti in campo riportando in quella sede la discussione già avviata col Comune di Napoli, ma allargandola anche ai temi della Città metropolitana. Pensiamo anzitutto ai temi ambientali, sulla falsariga di progetti già sviluppati a livello locale, che vedono il coinvolgimento dei cittadini nel monitoraggio ambientale attraverso app e sensori, che vengono loro forniti rendendo, allo stesso tempo, accessibili le banche dati istituzionali dei comuni e delle società regionali di controllo ambientale.

Raffaele Paudice, Cgil Napoli