La Commissione tecnica incaricata di studiare la gravosità delle occupazioni, presieduta dall’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano e composta da esperti indicati dal governo, dagli istituti di previdenza e statistici e dalle parti sociali, ha concluso la prima fase del suo lavoro approvando un corposo documento che contiene fra l’altro l’elencazione di 203 professioni considerate maggiormente gravose, inserite in una graduatoria redatta sulla base di indicatori di natura infortunistica forniti dall’Inail e altre professioni indicate dall’Inps sulla base dell’analogia professionale con le attività già riconosciute come gravose per accedere all’Ape sociale e alla norma sui lavoratori precoci. Di fatto, oltre alle 65 professioni già rientranti nella classificazione Istat, e ricomprese nei 15 gruppi individuate dalla normativa Ape sociale, ne vengono elencate altre 142. 

Il materiale prodotto dagli esperti contiene un’altra graduatoria di attività professionali redatta con criteri in parte diversi che si riferiscono ad aspetti ergonomici, psicosociali e infortunistici, che si basa su indagini Istat e Inapp elaborati da un gruppo di ricerca costituito dal Servizio di Epidemiologia dell’Azienda sanitaria locale di Torino 3, ma che nell’elencazione delle professioni è sostanzialmente combaciante con la graduatoria redatta sulla base dei dati Inail, il che confermerebbe la validità scientifica del materiale prodotto.

Il Rapporto contiene inoltre altri elaborati fra cui un’analisi della diversa aspettativa di vita fra le diverse categorie sociali dalla quale si evince una minore aspettativa di vita per le categorie sociali più basse e per chi ha svolto attività manuali. Questi elementi mettono in luce una disparità di trattamento rilevante nel calcolo della pensione nel sistema contributivo che fa riferimento ad una speranza di vita media, e quindi penalizzante per le categorie sociali più deboli e per i lavori più gravosi e pesanti. 

La Commissione inoltre ipotizza alcune modifiche all’attuale regolamentazione dell’Ape sociale, come la riduzione da 36 a 30 degli anni di contribuzione per accedere alle misure per le attività gravose per alcune categorie come ad esempio l’edilizia, e l’eliminazione dei tre mesi che devono attualmente intercorrere dal termine della Naspi all’accesso all’Ape, nei casi di disoccupazione.