Nelle Marche, pensionati sempre più anziani e poveri. Dai dati Inps del 2020, elaborati dall’Ires Cgil regionale, gli importi sono di gran lunga inferiori a quelli nazionali. Particolarmente significativa è la differenza delle pensioni di vecchiaia dei lavoratori dipendenti che, nelle Marche, sono di 1.119 euro, ovvero 285 euro mensili in meno rispetto ai valori medi nazionali e 378 euro in meno rispetto alla media delle regioni del Centro.

Significativa è anche la differenza tra uomini e donne: “se i primi – si legge nel comunicato –  percepiscono 1.251 euro lordi, le donne arrivano appena a 722, ovvero mediamente 529 euro in meno ogni mese; una differenza che per le pensionate ex lavoratrici dipendenti arriva a meno 655 euro mensili”. Il dato più eclatante resta quello degli assegni mensili inferiori a 750 euro: nelle Marche sono circa 360 mila prestazioni pensionistiche, pari al 65,5 per cento del totale, contro una media nazionale del 60,5 per cento: in pratica, 2 pensionati su 3 percepiscono un importo che non consente loro di superare la soglia della povertà.

Osservano Daniela Barbaresi, segretaria Cgil Marche ed Elio Cerri, Segretario Spi Marche: “i dati dell’Inps confermano le difficoltà di migliaia di pensionati marchigiani che fanno i conti con pensioni troppo basse alle quali si accede in età sempre più avanzata. Vi è dunque l’urgenza di superare strutturalmente l’impianto della Legge Fornero con una vera riforma del sistema previdenziale”.

Secondo la segretaria, “proprio oggi è ripartito il tavolo di confronto con il Governo a cui chiediamo una vera riforma della previdenza che garantisca a tutti la possibilità di andare in pensione a 62 anni, o con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età, il riconoscimento ai fini previdenziali del lavoro di cura, soprattutto a carico delle donne, i lavori manuali e gravosi, come peraltro sosteniamo con la piattaforma unitaria di Cgil Cisl Uil. Occorre pensare soprattutto ai più giovani e a tutti coloro che fanno i conti con lavori poveri e discontinui introducendo una pensione contributiva di garanzia senza la quale non potrà che esserci un futuro di pensione che non permetterà una vita dignitosa per un’intera generazione che ha conosciuto troppa precarietà. Servono misure urgenti – conclude Barbaresi – per rispondere alle emergenze create dal Covid, consentendo l’uscita anticipata dal lavoro in caso di particolare rischio di contagio correlato all’età, soprattutto in determinate attività. Occorre poi un nuovo strumento a sostegno delle persone che potrebbero essere espulse dal lavoro quando finirà il blocco dei licenziamenti per accompagnarle dal lavoro alla pensione”.

“L’obiettivo che perseguiamo – ha detto Elio Cerri – è quello di garantire una pensione dignitosa, incrementando gli assegni più bassi in base ai contributi versati e, al contempo, salvaguardando il potere d’acquisto di quelle superiori che continuano ad essere taglieggiate anche da parte del Governo. Particolare attenzione la stiamo ponendo a quelle persone fragili/non autosufficienti che, con il loro reddito da pensione, non sono in grado di far fronte a tutte le loro necessità, a partire dalle cure e dall’assistenza necessaria, sia in una residenza per anziani o a domicilio”.