Il governo si prepara a riaprire il tavolo sulle pensioni con i sindacati anche se per ora – vista la gravità della crisi occupazionale e produttiva – la riforma della previdenza non è tra le priorità dell’agenda di Palazzo Chigi. Cominciano però a trapelare alcune indicazioni, a partire da "quota 100", che resterà fino al limite fissato inizialmente. In altri termini non verrà toccata fino alla fine del triennio di sperimentazione: 31 dicembre 2021. Dopo le tante critiche di questi ultimi mesi, gli attacchi politici alla misura che consente di anticipare la pensione a 62 anni e 38 di contributi si sono placati. Uno dei motivi è squisitamente economico. Per quota 100 si sta spendendo molto meno di quello che era stato preventivato: 156 mila uscite nel 2019, contro le 290 mila ipotizzate nel decreto istitutivo, varato l'anno scorso dal governo che era ancora giallo-verde (ovvero Cinque stelle e Lega). Il risparmio, come da tempo fa notare la Cgil nazionale che ha dedicato al tema uno specifico studio, sarà alla fine del triennio di circa sette miliardi sui 21 stanziati inizialmente.

Quota 100 rimane
Quindi niente blocco anticipato della misura come era stato ventilato. “Quota 100 la facciamo finire oramai", ha spiegato domenica 5 luglio il sottosegretario Pd all'Economia Pier Paolo Baretta: “In questo contesto di crisi profonda, anzi, può considerarsi un ammortizzatore sociale". La prossima legge di bilancio, dice ancora Baretta su Repubblica, sarà "dedicata alla riforma fiscale, quella successiva alla riforma previdenziale che entrerà in vigore il 1° gennaio 2022, sciogliendo il nodo dello scalone che si verrà a creare per la fine di quota 100: l'età pensionabile che sale di cinque anni dai 62 ai 67",

Ma i sindacati confederali, che finora non hanno voluto forzare la mano sulle pensioni, vista la situazione di grave emergenza sociale e sanitaria, adesso premono per riallacciare i fili del percorso di riforma. La ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, da parte sua, assicura che i tavoli previdenziali riprenderanno presto. A quanto pare c’è anche “la volontà di affrontare il tema della flessibilità in uscita da dare ai lavoratori più anziani, implementare la staffetta generazionale o usare gli strumenti della solidarietà espansiva”.

Il contratto di espansione
Il punto sembra quindi essere per ora il contratto di espansione, uno strumento che ha sostituito i contratti di solidarietà espansivi e che serve per accompagnare alla pensione i lavoratori più anziani, favorendo un ricambio generazionale. “In questa fase post-Covid sarebbe il caso di rivederlo per renderlo universale”, dice Roberto Ghiselli, segretario confederale Cgil con delega alla previdenza: "Oggi vale solo per le aziende sopra i 1.000 dipendenti. Si potrebbe estendere a tutte le altre, fermo restando i comparti già protetti coperti dai loro fondi di categoria. Si potrebbe garantire ai lavoratori vicino alla pensione un periodo di copertura economica e contributiva propedeutica alla pensione, volontaria e previo accordo sindacale, in cambio dell'assunzione di giovani o per gestire situazioni di ristrutturazione, riorganizzazione o crisi aziendale: ad esempio quattro anni, di cui due coperti da Naspi e due pagati dall'azienda, magari incentivati fiscalmente”. 

Ghiselli: siamo in attesa di essere convocati
Il ragionamento di Ghiselli viene rilanciato anche sul sito pensioni per tutti (www.pensionipertutti.it). “È importante che il ministro Catalfo abbia espresso l’intenzione di riaprire il confronto sulla previdenza, come richiesto dalle organizzazioni sindacali – dice Ghiselli - e ci auguriamo che la convocazione arrivi al più presto. Importante è il riferimento che il ministro ha fatto alla flessibilità in uscita e il tema dei giovani, nonché all’attivazione delle due commissioni sulla speranza di vita in rapporto ai diversi lavori e sulla separazione tra previdenza e assistenza. Sono temi che vanno nella direzione da noi indicata, purché abbiamo l’obiettivo di una riforma organica della previdenza, con la quale riconoscere anche il lavoro di cura e delle donne”. 

Intanto servono misure urgenti
La Cgil conferma anche la richiesta di adottare delle misure urgenti, già in questa fase, che sappiano rispondere ad alcune emergenze create dal Covid-19, come il particolare rischio contagio correlato all’età, soprattutto in determinate attività professionali o per le persone affette da malattie croniche. Inoltre la leva previdenziale può essere usata per gestire il problema delle crisi aziendali e dell’occupazionale in genere, considerando che questa recessione determinerà licenziamenti e la difficoltà di trovare lavoro per chi è già disoccupato, fra cui gli esodati per i quali è necessario estendere l’ottava salvaguardia a chi matura i requisiti entro il 2021.


Serve dunque un nuovo strumento che accompagni le persone dal lavoro alla pensione. “Per questa ragione – conclude Ghiselli - e per favorire l’inserimento lavorativo dei giovani, abbiamo lanciato l’idea di un nuovo strumento che accompagni le persone dal lavoro alla pensione, cofinanziato dallo Stato e dalle imprese, che sia accessibile a tutte le tipologie aziendali, a prescindere dalle dimensioni e dai settori di attività. E anche in questo caso il richiamo del ministro ai contratti di espansione può essere interessante, se vi fosse l’intenzione di estendere e rendere più fruibile questo strumento".