Sono oltre 119 mila le prestazioni pensionistiche e assistenziali attualmente erogate dall’Inps nella provincia di Pesaro Urbino, e di queste 59 mila sono le pensioni di vecchiaia (pari al 49,8% del totale). Sono 11mila le pensioni di invalidità (9,5%), 23 mila le pensioni ai superstiti (19,3%), 4 mila le pensioni/assegni sociali (3,3%) e oltre 21 mila sono le prestazioni a invalidi civili (20,6%). E’ quanto emerge dai dati dell’Inps 2019 (escluse le gestioni dei lavoratori pubblici), elaborati dall’Ires Cgil Marche.

Dal 2015 il numero delle pensioni complessivamente erogate nella provincia è diminuito del 2,14%, pari a 2.600 prestazioni in meno. Nello stesso periodo si è innalzata l’età media dei pensionati. Ciò è particolarmente evidente per l’età di coloro che sono stati lavoratori dipendenti: dal 2015 ad oggi, i pensionati con meno di 65 anni di età sono passati dal 14,5% all’11,5% del totale, mentre coloro che hanno oltre 80 anni sono passati dal 31,4% al 35,6%.

L’importo medio delle pensioni vigenti nella provincia di Pesaro Urbino è di 769 euro lordi, con valori medi che variano dai 1.029 euro delle pensioni di vecchiaia ai 412 euro delle pensioni e assegni sociali. Come per le altre province nella regione, anche per quella di Pesaro Urbino gli importi delle pensioni sono inferiori a quelli nazionali( -167 euro lordi) e del centro Italia (- 196 euro), ma risultano i più elevati delle Marche (discostandosi in positivo di 46 euro dalla media regionale).

Significativa è anche la differenza tra uomini e donne relativamente all’importo della pensione di vecchiaia: se i primi percepiscono 1.285 euro lordi, le donne arrivano a 714 euro, pertanto queste ricevono mediamente 571 euro in meno ogni mese (-44% rispetto agli uomini), e questa differenza risulta ancora più marcata per le pensioni dei lavoratori dipendenti, per i quali il gap tra uomini e donne è di 876 euro mensili.

Nella provincia di Pesaro Urbino 80 mila prestazioni pensionistiche, pari al 67% del totale, sono inferiori a 750 euro al mese (66,6% la media regionale, 61,3% la media nazionale): dunque, 2 pensionati su 3 percepiscono un importo che non consente loro di superare la soglia della povertà.

Una condizione pensionistica nella quale si confermano notevoli differenze di genere: gli uomini conpensioni fino a 750 euro sono il 45,9% del totale (47% a livello regionale e 44,1% a livello nazionale), per le donne tale percentuale sale all’82,4% (80,7% nelle Marche e 74,5% in Italia).

“I dati elaborati da Ires Marche rafforzano le ragioni della manifestazione unitaria dei sindacati dei pensionati per sabato primo giugno”, dice Catia Rossetti segretaria generale dello Spi provinciale: “Come possono mantenersi in salute e curarsi se 2 pensionati su 3 percepiscono un importo che non consente loro di superare la soglia di povertà? Il numero delle persone non autosufficienti cresce di anno in anno e milioni di famiglie sono in difficoltà, servono più risorse e la garanzia di livelli essenziali uniformi in tutto il territorio nazionale”.

Per Silvia Cascioli, segretaria provinciale Cgil, “quota 100 non dà risposta alle donne, che nella maggior parte dei casi, hanno percorsi lavorativi discontinui e raramente raggiungono i 38 anni di contribuzione a 62 anni di età. Inoltre la riduzione dei redditi da pensioni è anche dovuto agli effetti peggiorativi del sistema di calcolo contributivo che anche per i sistemi totalmente retributivi, è operativo dal 2012”.