“Probabilmente, il governo si è distratto. Aveva preso alcuni impegni con noi sulle pensioni, ma non li ha mantenuti: il primo era quello di valutare le proposte del sindacato, gli emendamenti che avevamo presentato al decreto dell’esecutivo, per poi riconvocarci. Non c’è stato l’incontro, né tantomeno abbiamo avuto risposte e alla fine il decreto è rimasto immutato”. Così Roberto Ghiselli, segretario confederale Cgil, ai microfoni di RadioArticolo1.

 

 

“Tra l’altro, non hanno accolto neanche quelle nostre proposte che non avevano un impatto di carattere economico. Penso alle due commissioni istituite dal precedente governo, ora decadute: si trattava di ripristinarle, prendendo l’aspettativa di vita, collegata alla gravosità dei lavori, mentre l’altra riguardava la distinzione fra spesa previdenziale e spesa sociale. Inoltre, il sottosegretario al Lavoro Durigon si era preso l’onere di riconvocare il tavolo su un discorso più complessivo sulla previdenza, arrivando al superamento vero della legge Fornero, poiché ‘quota 100’ non ha tali caratteristiche, ma, anche qui, tutto è rimasto lettera morta”, ha affermato il dirigente sindacale.

Un comportamento sconcertante, perché all’inizio dell’anno il governo ha convocato anche un numero eccessivo di sigle sindacali, inclusa una serie di soggetti, la cui rappresentatività "è abbastanza sconosciuta". L’atteggiamento, ha proseguito Ghiselli, "è stato quello di non distinguere troppo fra una sigla e l’altra, incluse forme di rappresentanza molto autoreferenziali, che danno voce a migliaia di lavoratori, contro i milioni d’iscritti di Cgil, Cisl e Uil".

Un atteggiamento improntato più che altro all’ascolto, dunque, che ha riguardato anche il presidente del consiglio Conte rispetto alla legge di bilancio: "Dopo averci ignorati per mesi, le forze di governo hanno capito che dovevano fare i conti con noi, soprattutto all’indomani della grande manifestazione del 9 febbraio. Noi però non abbiamo alcuna intenzione di farci prendere in giro. Ragion per cui, abbiamo già deciso, nei rispettivi direttivi unitari, di dare continuità alle mobilitazioni dei mesi scorsi”.

“Per quanto riguarda la quota 100, resta una misura temporanea e marginale, a partire dai numeri: 117.000 le domande presentate, di queste, oltre il 18% sono state respinte. Di sic uro, non c’è stato un boom di domande, anzi, la cifra è assai inferiore a quella che il governo aveva auspicato, malgrado la propaganda alimentata in questo periodo. Oltretutto, è una misura che interessa soprattutto i lavoratori delle grandi aziende del Nord, più forti e più solide, e i dipendenti del pubblico impiego, mentre penalizza fortemente il lavoro discontinuo, le piccole imprese, il Mezzogiorno ed è poco adatta alle donne: stando alle domande presentate, ha coinvolto il 26% di esse, una quota bassissima. Insomma, alla fine credo non sia un provvedimento così appetibile per i lavoratori”, ha aggiunto il segretario confederale Cgil.

Se si vuole aprire un negoziato vero sulla previdenza, invece, "dobbiamo uscire dall’attuale situazione d’incertezza e provvisorietà, data anche dalla stratificazione di microriforme che si sono succedute negli anni. Oltretutto, una vera riforma pensionistica non c’è da tanto tempo,  perché la ‘Fornero’ è stata più che altro una misura finanziaria, che ha creato anch’essa storture. In tale quadro, chi ne esce penalizzato sono soprattutto le fasce deboli del mondo del lavoro - ha concluso Ghiselli -. E lo saranno i giovani in prospettiva".

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