“Al ministero del Turismo chiediamo l’istituzione di tavolo di confronto per affrontare la complessa trasformazione del settore che è attraversato dalle transizioni digitale ed ecologica, da una fruizione turistica che è cambiata - anche in ragione del periodo pandemico - e da una strutturale precarietà del lavoro e da una diffusa irregolarità”. È quanto tornano a rivendicare Cgil nazionale e Filcams Cgil dopo l’audizione del 9 maggio scorso, presso la X Commissione della Camera dei deputati, sul Piano strategico per il turismo 2023-27.

“Il settore del turismo è per il nostro Paese strategico, l’Italia - sottolineano Cgil e Filcams - è il quarto Paese al mondo per turismo, con una quota di Pil prodotto circa del 12%, è quindi impensabile che il lavoro non sia di qualità, che non si punti sulla formazione continua e sul riconoscimento delle professionalità. Ricordiamo che dal turismo passa anche la valorizzazione dei beni architettonici, archeologici e culturali, il territorio, le città d’arte e le bellezze naturali e paesaggistiche”.

Per Cgil e Filcams “negli anni le scelte politiche sulla regolamentazione del lavoro hanno penalizzato le condizioni nel settore: il passaggio dall’indennità di disoccupazione alla Naspi ha ridotto i periodi di copertura per gli stagionali, la deregolamentazione del part-time e dei contratti a termine, la reintroduzione dei voucher, assieme alla diffusione di contratti pirata, hanno prodotto un peggioramento salariale. Tutti elementi che hanno scoraggiato i lavoratori, generando anche una emigrazione di lavoratori giovani e/o qualificati e, ne siamo certi, non sarà la defiscalizzazione delle mance o l’aver cancellato la tutela economica del reddito di cittadinanza a incentivare il loro ritorno. Un settore che impegna milioni di persone non può essere costruito sulla saltuarietà, le mance e i fuori busta”.

“I numeri che abbiamo consegnato alla Commissione sono purtroppo inequivocabili: nel primo bimestre 2023 nei comparti alloggio e ristorazione più della metà dei posti di lavoro creati sono stati a tempo determinato (fonte Banca d’Italia); nei primi sei mesi del 2022 il 70% dei rapporti di lavoro attivati nei comparti alberghi e ristoranti erano a tempo determinato, mentre negli alberghi i lavoratori a tempo indeterminato erano solo il 43% del totale (fonte Anpal); nel 2022, il turismo era al terzo posto nei settori con più lavoro irregolare”.

“Le irregolarità accertate - aggiungono - hanno riguardato il 76% delle aziende (turismo e pubblici esercizi) e il 14,8% dei lavoratori (fonte Inl): lavoro nero, accertato per il 26% dei lavoratori; lavoro grigio, con ore di lavoro irregolare mediamente attorno all’11%; lavoratori extracomunitari sprovvisti di permesso di soggiorno per il 6,5%; il reddito medio dei lavoratori del turismo è tra i più bassi del settore dei servizi, 21.983 euro l’anno per i dipendenti a tempo piano e indeterminato (fonte Istat)”.

Secondo Cgil e Filcams: “È indispensabile l’impegno dello Stato sia per incentivare qualificazione e formazione, sia per sostenere economicamente quelle realtà imprenditoriali e quei settori che investono in occupazione di qualità e in innovazione tecnologica. Si deve operare sinergicamente per superare la stagionalità, il turismo non si concentra più in periodi limitati dell’anno. Si deve agire perché i servizi siano al passo con i cambiamenti e le trasformazioni in atto - dalla realizzazione di una piattaforma digitale che consenta una facile fruizione su tutto il territorio nazionale, a una trasformazione eco-sostenibile della mobilità - elemento centrale per rendere le città vivibili e fruibili e consentire un turismo diffuso su tutto il territorio nazionale”.

“Per fare questo è però necessario partire dal lavoro e dalla sua qualità attraverso un confronto vero con le parti sociali, elemento indispensabile anche per accedere ai fondi del Pnrr fondamentali per la qualificazione del settore”, concludono Cgil e Filcams Cgil.