Il problema ora è contenere i danni il più possibile. In questo caso le perdite occupazionali della Moreschi, lo storico brand della calzatura italiana di lusso che ha annunciato dieci giorni fa 35 esuberi, presso la sede di Vigevano (Pavia), in seguito alla chiusura di due reparti produttivi (orlatura e pelletteria), le cui lavorazioni vengono effettuate fuori da tempo. I sindacati si sono immediatamente mobilitati e durante il primo confronto con la controparte aziendale, avvenuto lunedì 8 maggio presso la sede di Assolombarda, sono state proposte possibili soluzioni.

"Abbiamo chiesto un ulteriore sforzo per ridurre il numero degli esuberi tramite una ricollocazione esterna", spiega il segretario Filctem Cgil Pavia Michele Fucci: "Una ricollocazione che, attuata su base volontaria, potrebbe essere realizzata tramite il cosiddetto istituto del 'distacco'. Oppure attraverso un percorso di ricollocazione interna, ampliando il perimetro della non opposizione al licenziamento anche al di fuori dei reparti e delle funzioni dichiarate in esubero".

La posizione della Filctem Cgil

"Con l'istituto del distacco — precisa Fucci - s'intende quella procedura attraverso la quale i dipendenti di un'azienda vengono autorizzati a lavorare, per un determinato periodo, in un'altra azienda che ne valuterà o meno l'assunzione. Per quanto riguarda la ricollocazione interna, invece, l'idea è quella di sondare se ci siano o meno altri lavoratori, in tutti i reparti della Moreschi, che abbiano la volontà e la possibilità o di andare in pensione o di trovare un altro impiego, lasciando quindi il posto a uno dei 35 dipendenti in esubero".

Qualora nessuna di queste possibilità andasse a buon fine, le rappresentanze sindacali chiedono "che tutto il percorso sia assistito da un'adeguata incentivazione all'esodo, accompagnata dal regolare pagamento delle spettanze di fine rapporto, come il Tfr e i fondi pensione". Dei 35 esuberi, dieci sono già stati ricollocati. Inoltre, l’azienda avrebbe dichiarato la propria disponibilità a valutare le diverse opzioni, le parti si sono date quindi un nuovo appuntamento per lunedì 15 maggio.

I lavoratori del calzaturificio del lusso made in Italy (passato nel 2020 dalla famiglia Moreschi a Luca Scalfi, titolare del fondo d'investimento svizzero Hurley SA) oggi sono poco meno di 140, quasi tutti dai cinquant'anni in su. Fino al 2019 i dipendenti, compresi quelli dei negozi, erano fra i 280 e i 300, poi tra pandemia e contrazione degli ordini sono scesi a 200, continuando via via a diminuire.

La cassa integrazione straordinaria, di cui beneficia il calzaturificio dal gennaio scorso, scadrà il 5 giugno. Ci sono quindi tre settimane per verificare la possibilità d'inviare lavoratori in distacco momentaneo presso altre aziende che facciano richiesta di personale e l’eventuale desiderio di altri dipendenti della Moreschi di lasciare il posto volontariamente, riducendo contestualmente il numero dei tagli.