“Sono a rischio oltre 20 mila posti di lavoro diretti nel solo perimetro delle telecomunicazioni, senza calcolare gli effetti che saranno generati nell'intero sistema degli appalti”. Grido d’allarme di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil per il settore delle tlc: nelle prossime settimane convocheranno attivi per preparare le assemblee in ogni luogo di lavoro, per arrivare alla “mobilitazione di tutto il settore”.

Le tre sigle denunciano che “da mesi va avanti un ‘surreale’ tavolo tecnico presso il ministero delle Imprese nel quale è completamente assente la voce dei rappresentanti dei lavoratori, e dove si fatica a immaginare di cosa si dibatta”.

Il quadro è sconfortante: “Tim, anche grazie all'offerta formalizzata da Cassa depositi e prestiti, si avvia velocemente a spezzare in maniera definitiva l'unicità dell'azienda”, mentre Vodafone “chiede una riduzione dei costi pari al taglio di circa 1.000 posti di lavoro, il 20% dell'attuale forza lavoro”.

E ancora: “WindTre ha ufficializzato la vendita dell'infrastruttura di rete, imboccando una strada sbagliata e piena d'incognite occupazionali”, mentre anche British Telecom ed Ericsson “hanno formalizzato eccedenze”.

Per i sindacati, dunque, è evidente che “il modello industriale del settore sia sbagliato. La parcellizzazione dell'ex monopolista non migliorerà la situazione, anzi, il Paese sarà privo di un campione nazionale che dovrebbe stabilizzare il comparto evitandogli di ridursi a un ‘emporio’ di sole vendite, per altro a prezzi sempre più stracciati”.

Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil ribadiscono come “politiche aziendali miopi e la totale assenza delle istituzioni, non faranno altro che accompagnare il settore a un inesorabile ridimensionamento”. Per i sindacati, in conclusione, occorre “dire basta a tagli dell'occupazione e dei salari o con gestioni che non fanno gli interessi dei lavoratori del settore, men che mai del Paese, ma solo quelli di fondi d'investimento o gruppi finanziari esteri”.