Ma sì ha ragione il ministro Lollobrigida: giù dal divano e vanga in mano per bonificare ogni anfratto del globo terracqueo. Poeti, santi e agricoltori: vigorose virtù di una nazione carnivora e tutt’altro che sintetica. Infingardi bamboccioni, fannulloni senza gloria a poltrire peggio di una banda musicale di semi-pensionati altoatesini. C’è da fertilizzare l’Italia, arare il campo della memoria, seminare l’italico idioma e far sbocciare il fiore del patriottismo. Via, dunque, quell’inutile orpello assistenziale del reddito di cittadinanza, sarà il buono-lavoro a dare vigore agli scultorei arti della razza nostrana intenti a zappare terre feconde e a edificare agrari licei come cattedrali nel deserto dei Tartari. Il Pnrr, Piano nazionale romanamente ridimensionato, fornirà tutte le coperture necessarie, rigorosamente in lire, per riportare in auge la nostra gloriosa nazione. E indietro le lancette della storia.