Dalla rabbia per la chiusura di una fabbrica storica per la città e per l'area industriale Est di Napoli, alla determinazione di voler costruire un nuovo polo industriale e di rivendicare un futuro migliore. Sono le lavoratrici dell’ex Whirlpool di Napoli le protagoniste del libro “Via Argine 310. Whirlpool Napoli, storia di una lotta” di Loriana Lucciarini.

Il volume sarà presentato giovedì 2 febbraio a Roma. L’appuntamento è alle ore 18 presso Casetta Rossa (in via Magnaghi 14). Partecipano, oltre all’autrice Loriana Lucciarini, Carmen Nappo (lavoratrice ex Whirlpool di Napoli), Barbara Tibaldi (segretaria nazionale Fiom Cgil), Rosario Rappa (responsabile Mezzogiorno Fiom Cgil nazionale) e Salvatore Cannavò (giornalista Il Fatto Quotidiano). Saranno presenti, inoltre, le lavoratrici e lavoratori dello stabilimento.

Il libro ripercorre tre anni di vertenza dell’ex fabbrica di lavatrici attraverso le testimonianze delle lavoratrici che, grazie a una straordinaria creatività e a una grande tenacia, hanno saputo tenere alta l'attenzione sul destino dello stabilimento di via Argine. Il volume non si limita a raccontare la storia della vertenza, ma ha l’intento di dare voce a chi ha vissuto in prima persona quanto accaduto. La storia, narrata dal punto di vista femminile, fa emergere aspetti della vertenza poco noti.

Apre una finestra su quanto forte sia diventato il legame tra lavoratrici e lavoratori, sul loro rapporto con la Rsu, con le strutture sindacali, sul lavoro incessante e instancabile dell’intero gruppo per tenere unita una comunità che continua a lottare per un lavoro dignitoso in un'area deindustrializzata, perché senza lavoro non c'è alternativa alla criminalità organizzata. Tutto ciò è stato reso possibile in un luogo quale il Cral (Circolo ricreativo aziendale dei lavoratori), di via Argine, che ha svolto in questi anni una funzione fondamentale di presidio sociale, culturale e di legalità per l’intero territorio partenopeo.

La vertenza Whirlpool è la dimostrazione concreta di come nel nostro Paese le fabbriche le tengono aperte le lavoratrici e i lavoratori. Sono loro che difendono il territorio e la ricchezza industriale di questo Paese contro lo strapotere delle multinazionali che ormai da anni decidono quello che meglio credono, secondo logiche che rispondono al profitto e alla finanza, e contro un governo incapace di difendere le politiche industriali e gli accordi fatti.