“Mio figlio Mattia aveva 23 anni. Il 29 aprile del 2021 è morto non per fatalità, ma perché ucciso in un cantiere edile della ditta Bordignon a Montebelluna”. Monica Michielin ha preso carta e penna e ha scritto alla nostra redazione raccontando una storia, purtroppo simile a molte altre, che ben illustra le ragioni che hanno portato ad oltre mille caduti sul lavoro nell’anno appena concluso.

La convocazione

È arrivata prima di Natale ed è partita dal ministero del Lavoro. Appuntamento fissato per il 12 gennaio per discutere di sicurezza nei luoghi di lavoro. “Bene la convocazione, ma sarà una sorta di appuntamento preliminare. Intorno a quel tavolo, oltre al governo, ci saranno tutti i sindacati, non solo le confederazioni, a prescindere dalla reale rappresentatività, e tutte le associazioni datoriali. Tanti, forse troppi, per una discussione che entri nel merito del che fare”. Così riflette Francesca Re David, segretaria nazionale della Cgil che si augura: “Ci venga fornito un calendario stringente di appuntamenti per tavoli tecnici, in grado di entrare nel merito delle diverse questioni che devono essere affrontate per evitare che la strage continui”.

La storia di Monica

Mattia Battistetti amava stare all’aria aperta, era un ragazzo sorridente. Da quattro anni lavorava per una ditta che innalza impalcature nei cantieri edili, assunto con un contratto da metalmeccanico, non quello edile come avrebbe dovuto essere. Un lavoratore in subappalto nel cantiere di Bordignon. Quel 29 aprile 15 tonnellate d'impalcature si sono staccate da una gru precipitando su Mattia, uccidendolo sul colpo.

Non una fatalità

Insiste Monica Michielin: “Non è una casualità imprevedibile. Gli accertamenti tecnici hanno dimostrato che in quel cantiere non c’era nessuna sicurezza per i lavoratori, la gru era vecchissima e non era stata fatta la manutenzione obbligatoria. Non c’erano vie di fuga e cartellonistica adeguata”. Dopo l’incidente il cantiere è stato sospeso, nel luglio dello stesso anno è stato dissequestrato e l’attività è ripresa immediatamente.

La mamma di Mattia è un'insegnante di scuola primaria, ha 55 anni e ha giurato al figlio che si batterà per avere giustizia. Non solo per Mattia. Osserva i cantieri e denuncia all’ispettorato del lavoro e carabinieri del suo Comune tutte le irregolarità su salute e sicurezza che rileva. “Quando il cantiere di Bordigon ha ripreso – racconta - nulla era cambiato”. E poi ci consegna un’amarezza: “Non volevamo una targa per ricordare Mattia, avevamo chiesto che in quel punto sorgesse un piccolo spazio verde. Bordigon ci ha collocato un tombino delle fogne”.

La Cgil all'incontro

Come dimostra la storia di Mattia, e la Cgil lo afferma da tempo, subappalti e precarietà sono tra le concause più frequenti degli incidenti sul lavoro. “Certo, occorre fare prevenzione e formazione – afferma Francesca Re David –, ma se non si affrontano quei nodi strutturali tutto sarà più difficile. Così come se non si affrontano le questioni legate alla penuria di personale ispettivo, all’incomunicabilità delle diverse banche dati, la strada sarà sempre in salita”.

Le norme da cambiare

 C’è un’altra questione che la Confederazione di Corso d'Italia porrà al tavolo al ministero del Lavoro. L’Inail non spende tutte le risorse che gli arrivano. Sì, arrivano dai contributi che versano imprese, lavoratori e lavoratrici e che dovrebbero essere spesi per la prevenzione, la formazione e i risarcimenti. Ebbene, quello che l’Istituto non spende viene versato in un fondo al ministero dell’Economia che poi lo utilizza per tutt’altro. Il fondo ammonta a 37 miliardi, più un miliardo e mezzo non speso nel 2022. Quei soldi devono servire per tutelare la sicurezza dei lavoratori. E per riformare le norme che soprintendono ai risarcimenti. Oggi spettano solo al lavoratore che con il suo salario manteneva la famiglia, ma i contributi li versano anche tutti gli altri.

La tenacia di Monica

“Ritengo che ogni morto sul lavoro sia un fallimento per lo Stato", aggiunge la mamma di Mattia. "Una sconfitta per una Repubblica che rivendica fin dall’articolo 1 della Costituzione di essere fondata sul lavoro. Per questo, insieme alla mia famiglia, continuo a impegnarmi attraverso l’associazione intitolata a mio figlio, Associazione per Mattia Battistetti ODV per sensibilizzare le persone, affinché siano consapevoli che di lavoro non si può morire. Spero che quest’anno finalmente venga introdotto nel nostro Codice il reato di omicidio sul lavoro”.

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