Si è concluso il primo grado del processo per bancarotta avviato nei confronti di Roberto Ginatta, amministratore delegato della Blutec con una condanna a 7 anni di reclusione per la mancata reindustrializzazione del sito di Termini Imerese e per la sottrazione dei finanziamenti stanziati a tale scopo dal Mise e da Invitalia, nonché per i danni che questo ha procurato alla Regione Siciliana, alla stessa Invitalia ma soprattutto ai lavoratori. All'avvio del processo la Fiom nazionale e la Fiom di Palermo si sono costituite parti civili in rappresentanza delle lavoratrici e dei lavoratori del sito.

"La sentenza di oggi - commentano in una nota congiunta Simone Marinelli, coordinatore nazionale per la Fiom Cgil e Roberto Mastrosimone, segretario generale Fiom Cgil Sicilia - è frutto dell'ottimo lavoro svolto dall'Avvocato Elena Poli che ha ricostruito la complicata vicenda e oggi si è fatta chiarezza, anche sotto il profilo giuridico, di quanto i lavoratori hanno subito nel corso degli ormai 11 anni dalla cessazione dell’attività dello stabilimento. 

Era il 24 novembre del 2011 quando Fiat decise di chiudere lo stabilimento e da allora i lavoratori sono in cassa integrazione in attesa di una reindustrializzazione che non è mai arrivata. Quello di oggi è un passaggio di fondamentale importanza ma è necessario dare risposte concrete sul futuro dell’area industriale. È necessario accelerare la ricerca di investitori e riconvocare il tavolo al Mise e quello tecnico con la Regione e il ministero del Lavoro per dare un futuro occupazionale ai lavoratori di Blutec, a quelli dell’indotto e ai giovani del territorio.".