Marco Togna

In sette mesi hanno perso il lavoro in quattro milioni, crollano i tempi indeterminati. Ecco l'aggiornamento delle crisi aziendali

I licenziamenti sono in aumento. Un vero e proprio boom: il 31% in più (rispetto all’anno precedente) nel periodo che va da gennaio a luglio scorso. A dirlo è l’Osservatorio sul precariato dell’Inps, precisando che nei primi sette mesi dell’anno le cessazioni dei rapporti di lavoro sono state 3 milioni 949 mila.

La crescita vertiginosa riguarda tutte le tipologie contrattuali. L’incremento di esuberi più drammatico riguarda i contratti a tempo indeterminato, che registrano il valore più alto dell’ultimo decennio (+30%). Forte anche l’aumento dei licenziamenti nei contratti intermittenti (+53%), stagionali (+48%), in apprendistato e a tempo determinato (+30%) e in somministrazione (+26%).
 

Chimica e farmaceutica

Sono 65 i licenziamenti (45 tempi indeterminati e 25 interinali) avviati dalla Sanofi Aventis di Frosinone (500 dipendenti). La multinazionale farmaceutica ha motivato la decisione, comunicata per lettera il 17 ottobre, con la forte contrazione del mercato di riferimento. Il 24 ottobre si è tenuto il primo incontro, nel quale l’azienda ha ribadito la propria posizione. “Una vertenza complessa – commenta la Filctem Cgil – cui il sindacato darà una risposta sia nelle proposte sia negli strumenti da adottare per gestire gli esuberi”. Il prossimo confronto è previsto per giovedì 10 novembre.

Licenziamento collettivo per 34 lavoratori della Valeas di Milano (81 addetti), azienda attiva dal 1934 e acquistata nel luglio 2022 dalla Neopharmed Gentili (controllata al 90% dal Fondo Ardian). I sindacati, che il 20 ottobre hanno organizzato un presidio davanti la sede di Assolombarda, si oppongono nettamente agli esuberi, rimarcando che questi sono avviati “per puro scopo speculativo” e che l’azienda ha fatturati in crescita, chiedendo invece percorsi di ricollocazione.

Finite le speranze per gli 82 lavoratori della Maier Cromoplastica di Bergamo. In luglio la multinazionale basca aveva annunciato la messa in liquidazione, dal 6 ottobre i lavoratori sono stati posti in mobilità. Venerdì 28 ottobre si è tenuto il primo incontro con l’ente provinciale per avviare il percorso di reinserimento lavorativo degli 82 addetti. Forte la condanna da parte dei sindacati per la conclusione della vicenda, a causa dell’opposizione intransigente della società al ricorso a un periodo di cassa integrazione straordinaria.

Si fa sempre più aspra la vertenza della Baritech Operations (ex Osram) di Bari (117 dipendenti), produttrice di tessuti per mascherine chirurgiche. A fine anno scadrà la cassa integrazione (iniziata in marzo) e per i lavoratori scatterà il licenziamento. “L’azienda – denuncia la Cgil – ha dichiarato di non voler attivare la cassa integrazione per transizione occupazionale per la messa in sicurezza dei lavoratori, nello stesso tempo ha rigettato le manifestazioni d’interesse da parte di due nuovi possibili acquirenti”. Martedì 8 novembre è partita la mobilitazione dei lavoratori che durerà per l’intera settimana, mentre venerdì 11 è prevista la riunione della task force regionale sull’occupazione.

Venator, la multinazionale inglese licenzia

Sono 41 gli esuberi avviati dalla Venator Italy di Grosseto (240 addetti), la cui procedura scadrà il 19 novembre. Nell’ultimo incontro del 7 novembre la multinazionale inglese ha “aperto” alla possibilità di ricorrere alla cassa integrazione o ai contratti di solidarietà. Una vertenza molto complessa anche dal punto di vista amministrativo, poiché s’intreccia con la necessità di reperire nuovi siti di stoccaggio temporaneo di alcuni scarti (gessi rossi) della produzione principale (biossido di titanio), in vista della processazione industriale per un loro riutilizzo in campo edile.

Sono scesi a 83, dai 134 iniziali, i licenziamenti richiesti dalla Diab di Belluno (250 lavoratori) in seguito alla decisione del gruppo svedese di chiudere il “reparto pvc” dello stabilimento. La riduzione, comunicata nell’incontro in Regione Veneto del 17 ottobre, è stata resa possibile grazie a uscite volontarie e ricollocamenti interni. A fine anno terminerà la cassa integrazione straordinaria per chiusura, sono imminenti nuovi incontri tra azienda e sindacati per la gestione degli esuberi.
 

Industria

Tutta da definire è la situazione della Dema (680 dipendenti), società di aerospazio (controllata dal Fondo Cairn Capital di Mediobanca) che il 7 ottobre scorso ha presentato istanza di concordato preventivo al Tribunale di Napoli a causa della forte instabilità finanziaria. Nell’incontro ministeriale del 12 ottobre l’azienda ha assicurato la presentazione di un piano industriale entro fine anno e garantito che non procederà a riduzioni del personale fino al prossimo vertice ministeriale. “Abbiamo chiesto di avere un prossimo appuntamento al ministero – spiega la Fiom Cgil – solo in presenza di un progetto approfondito che metta al centro il rilancio industriale e il mantenimento occupazionale nei quattro siti del gruppo”.

Una riduzione globale di personale che potrebbe arrivare fino a 4 mila esuberi, di cui 300 in Italia. Questo ha comunicato ai sindacati la multinazionale degli elettrodomestici Electrolux, nell’incontro che si è tenuto martedì 8 novembre. Gli esuberi saranno equamente divisi tra personale operaio e personale impiegatizio e dirigenti. Al momento, spiegano Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, la direzione di Electrolux “non è stata più specifica, ma ha rinviato a un incontro successivo nel quale vogliamo entrare maggiormente nel merito”.

La vertenza della Wärtsilä di Trieste (970 addetti) continua. Malgrado la multinazionale finlandese abbia revocato la procedura di licenziamento collettivo per 451 lavoratoriin seguito al decreto del giudice del lavoro, nel vertice del 25 ottobre ha comunque confermato l'intenzione di dismettere la produzione dello stabilimento. “Un incontro deludente”, lo hanno definito i sindacati, rimarcando la mancanza di “informazioni di dettaglio sull'andamento economico e produttivo del gruppo e dei singoli siti, sulle prospettive occupazionali e sugli investimenti”.

Wärtsilä, Trieste trema ancora

Licenziamenti evitati alla Vm Motori di Ferrara (700 dipendenti). Il 3 novembre l’azienda del gruppo Stellantis e i sindacati hanno firmato un accordo per l’uscita dallo stabilimento di circa 300 addetti, a causa dello stop dal 2023 della produzione dei diesel V6 destinati al mercato statunitense. Per 160 addetti sarà possibile trasferirsi nello stabilimento Maserati di Modena (con un contributo forfettario di massimo 15 mila euro); per i restanti sono previsti, sempre su base volontaria, esodi incentivati fino a 48 mesi verso il pensionamento (con integrazione rispetto alla Naspi) o ricollocazione esterna mediante strumenti di active-placement.

Nebbia fitta sul futuro della Whirlpool in Italia (5 mila lavoratori). Il 21 ottobre la multinazionale ha comunicato l’avvio della procedura di cessione dell’area produttiva Emea (che riguarda gli stabilimenti italiani) e di essere in trattativa con due potenziali acquirenti. I sindacati hanno subito chiesto “un tavolo al ministero per vincolare l’eventuale cessione a garanzie occupazionali e produttive”. Riguardo il sito dismesso di Napoli (317 addetti), va segnalato che nell’incontro al ministero del 21 ottobre è stata siglata un’intesa per l’acquisizione del sito produttivo da parte dello Zes Campania, al fine di mettere in sicurezza lo stabilimento per poi cederlo al soggetto che si occuperà della reindustrializzazione.

Si fa sempre più tesa la situazione della Qf (ex Gkn) di Firenze (370 addetti). I sindacati, nell’incontro al ministero del 3 novembre, hanno rilevato che “il progetto industriale, dopo molti mesi, non trova realizzazione”, mentre resta ancora in sospeso la richiesta di cassa integrazione. Da segnalare il presidio del 7 novembre davanti ai cancelli dell’impianto, teso a impedire lo svuotamento da parte dell’azienda dei rifiuti del materiale ferroso presenti nello stabilimento, azione che la Fiom ha denunciato come “una grande operazione di distrazione di massa”.

Situazione difficile alla Ilmas di Udine (44 dipendenti). A metà dicembre scadrà il secondo anno del contratto di solidarietà e la società di stampaggio e produzione di materiali plastici per l’automotive ha comunicato ai sindacati il 10 ottobre scorso la necessità di avviare 12-15 esuberi.
 

Elettronica

Esuberi confermati alla Jabil Circuit Italia di Caserta (440 addetti). Nell’incontro del 29 ottobre la multinazionale americana ha ribadito la decisione (annunciata in settembre) di procedere con 190 licenziamenti, indicando domenica 11 dicembre come deadline della procedura. Forte la mobilitazione di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, che ricordano come “i lavoratori si siano ridimensionati le retribuzioni e abbiano utilizzato tutti gli strumenti di sostegno al reddito, concertati con le istituzioni, pur di convincere la multinazionale a rimanere nello stabilimento”.

Jabil Circuit, 190 esuberi confermati

Netta opposizione da parte dei sindacati alla decisione della Flextronics Manufacturing di Trieste (480 dipendenti) di confermare, nell’incontro al ministero del 27 ottobre, la rescissione di 69 contratti di somministrazione. “Non condividiamo – dicono Cgil e Fiom – la decisione unilaterale dell'azienda d'interrompere i rapporti di lavoro e disapproviamo che la stessa, pur dando la disponibilità al riconoscimento di tre mensilità al personale in staff leasing, vincoli lo stesso alla sottoscrizione di un verbale di conciliazione tombale”.

Scongiurata la chiusura dell’azienda di vendita online di auto usate BrumBrum di Reggio Emilia (180 addetti), di proprietà dell’inglese Cazoo. La società, che il 9 settembre scorso aveva annunciato 750 licenziamenti in tutta Europa e la dismissione della controllata italiana, il 31 ottobre è stata acquistata da AramisAuto, società francese controllata al 60% dal gruppo Stellantis.
 

Tessile

Netta opposizione da parte di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil ai 24 licenziamenti annunciati dalla Brioni Roman Style dell’Aquila (950 lavoratori). L’azienda di alta moda maschile (controllata dal gruppo Kering) sta ultimando il piano di uscite previste nel piano industriale presentato il 13 aprile 2021, che prevedeva 321 esuberi. Di questi, ne sono stati realizzati 245 mediante esodi incentivati. “Un colosso come Kering – commentano i sindacati – deve assumersi la responsabilità politica e sociale dell'azione che sta irragionevolmente portando avanti. Dichiararsi socialmente responsabile significa soprattutto spendersi per quella umana e sociale”.

Sembra risolta la vertenza della Manifattura del Casentino di Arezzo (18 dipendenti), cooperativa produttrice dello storico e famoso “panno” in lana, attualmente in liquidazione. Dopo un periodo di difficoltà durato quattro anni, il 27 ottobre lo stabilimento è stato acquisito dagli imprenditori tessili Maurizio e Luca Bellandi di Prato. Di conseguenza, i 18 licenziamenti sono stati revocati.
 

Credito e trasporti

Una “intesa sofferta”: così i sindacati hanno definito l’accordo raggiunto il 21 ottobre sui 144 licenziamenti alla Verti Assicurazioni di Milano (605 addetti). Il 1° agosto la società del gruppo spagnolo Mapfre (ex Direct Line) aveva aperto la procedura per 175 licenziamenti, con la completa dismissione del contact center e la riduzione di tutti gli altri reparti, poi scesi a 144 tra salvaguardia dei fragili, prepensionamenti e uscite volontarie. Da segnalare, inoltre, che nel novembre 2021 erano già usciti (mediante incentivi all’esodo) 129 lavoratori. Gli addetti licenziati riceveranno 14 mensilità piene, oltre ai sei mesi di preavviso, e vedranno attivati percorsi di riqualificazione, ricollocamento e outplacement.

Continua il braccio di ferro tra sindacati e Vueling sui 17 esuberi di assistenti di volo della base di Roma Fiumicino (su 120 complessivi), dichiarati a metà settembre. Venerdì 11 novembre si tiene il terzo sciopero (i primi due stop sono del 1° e del 21 ottobre) indetto da Filt Cgil e Uiltrasporti. “È inaccettabile che la compagnia aerea – spiegano i sindacati – non abbia ancora aperto un tavolo di confronto volto a trovare soluzioni che tutelino tutto il personale navigante coinvolto”.
 

Appalti e logistica

Rimane preoccupante la situazione della Blu Service di Verbania (120 lavoratori). Nell’incontro del 3 novembre scorso la cooperativa ha ritirato la procedura di licenziamento collettivo per 39 dipendenti (perlopiù donne e con una età media di 50 anni) annunciati in settembre (a causa della perdita, dopo 12 anni, della commessa per l’assemblaggio delle caffettiere Bialetti), avviando il ricorso alla cassa integrazione fino a dicembre. I sindacati non nascondono “l’inquietudine per l'opacità della situazione” e avvertono di “mettere in campo ogni azione per salvaguardare i posti di lavoro”.

Aperta la procedura di licenziamento collettivo per i 46 dipendenti del call center Call Direction (società del gruppo Sgb Humangest) di Bologna e Padova. A motivare la decisione, il recesso dei contratti di appalto di Previmedical. Slc e Fiom Cgil chiedono “il blocco dei licenziamenti, l'attivazione immediata di ammortizzatori sociali e la verifica del rispetto delle norme di legge e di contratto nazionale sulle clausole di tutela occupazionale in caso di cambio appalto o d’internalizzazione di attività”.

Tornano a forte rischio 600 posti di lavoro di Almaviva Contact (tra Catania, Palermo e Milano). Ai 200 operatori del call center impegnati sul numero 1500 (emergenza Covid) del ministero della Salute è stata concessa una proroga della commessa fino a fine anno, ma il loro futuro da gennaio è tutto da definire; va anche segnalato che il servizio si è molto ridotto, di conseguenza i lavoratori sono da giugno in cassa integrazione. Altrettanto incerto è il destino dei 400 addetti inbound e outbound della commessa Vodafone, che attendono l'esito della trattativa per il transito dell’appalto a un nuovo operatore di mercato.

Accordo raggiunto per i 200 lavoratori in appalto del magazzino Adidas di Piacenza. La vertenza era iniziata sei mesi fa con la decisione della multinazionale tedesca di trasferire tutta la logistica in un nuovo impianto a Mantova. L’intesa, siglata il 21 ottobre, prevede che l’azienda lascerà il sito il 30 giugno 2024. Le società appaltatrici (Difarco e Mm Operation) si sono impegnate a trovare nuovi clienti per il magazzino piacentino, mentre sono stati garantiti ai lavoratori indennizzi in caso di trasferimento (su base volontaria) e incentivi all'esodo (in base all'anzianità di servizio).