Marco Togna

Centinaia di migliaia rischiano di perdere il lavoro: nella grande industria, nel credito, nel tessile. Ecco l'aggiornamento delle crisi aziendali

Le crisi aziendali non si sono certo fermate per la campagna elettorale. Al ministero dello Sviluppo economico sono attualmente aperti 73 tavoli di crisi, per complessivi 95 mila lavoratori. Di questi, 27 sono di monitoraggio, deputati cioè a verificare il buon esito dei percorsi di reindustrializzazione e rilancio (tra i più significativi, ricordiamo quelli di Bosch, Caterpillar, Corneliani, Elica, Natuzzi e Sicamb). I restanti 46 sono vertenze del tutto incerte, che potrebbero risolversi in nuove prospettive di sviluppo oppure in drammatiche chiusure e licenziamenti collettivi.

Queste 73 vertenze riguardano però solo le società con più di 250 dipendenti. Sotto quella soglia le difficoltà delle singole imprese vengono affrontate a livello territoriale o regionale. Si apre quindi un universo di medie e piccole aziende, alle prese oggi anche con la rapida impennata della bolletta energetica, i cui numeri sono impossibili da calcolare con esattezza. Ci sono, insomma, centinaia di migliaia di lavoratori che stanno proprio ora lottando per assicurare un futuro a sé e alle proprie famiglie. E di cui tutti dovremmo interessarci molto, molto di più.
 

Industria

Importante passo avanti nella vertenza della Wärtsilä (970 dipendenti) di Trieste. Il 28 settembre la multinazionale finlandese ha revocato la procedura di licenziamento collettivo per 451 dipendenti (con la contemporanea chiusura della linea produttiva di motori navali), in ottemperanza al decreto del giudice del lavoro di Trieste che il 23 settembre aveva condannato la società per comportamento antisindacale. Soddisfatta la Fiom Cgil: “Una sentenza esemplare, che condanna Wärtsilä per non aver adempiuto agli obblighi d'informazione previsti dal ccnl e dagli accordi aziendali”. Il giudice ha anche sollecitato un incontro a breve tra azienda e sindacati, ma la data ancora non è stata decisa.

Whirlpool, si annunciano nuove chiusure

Si inasprisce la vertenza della Whirlpool, dopo che la multinazionale ha avviato nell’aprile scorso una “revisione strategica” delle attività in Europa. La società, dopo aver dismesso l’impianto di Napoli (310 addetti), sarebbe ora in procinto di annunciare nuove chiusure. Intanto ha disertato la riunione del 28 settembre al Mise, dichiarando di voler attendere i dati economici del terzo trimestre e chiedendo uno spostamento al 21 ottobre. Immediata la replica dei sindacati, che hanno dichiarato quattro ore di sciopero a livello territoriale e lo stop degli straordinari, mobilitazione che non si fermerà fin quando non sarà convocato un nuovo confronto.

Procede con qualche fatica il progetto di riconversione industriale della Qf (ex Gkn Driveline, 370 lavoratori) di Firenze. Negli incontri al Mise del 31 agosto e 5 settembre la nuova società ha comunicato l’obiettivo di definire un “accordo di sviluppo” con Invitalia per la reindustrializzazione dello stabilimento attraverso il progetto “e-drive 5.0” (con un investimento di 50 milioni di euro) e il ricollocamento dell’attuale forza lavoro in cinque anni (100 addetti il primo anno). La Fiom Cgil, pur approvando “la scelta di utilizzare il veicolo dell'accordo di sviluppo, che permette la presenza di soggetti pubblici negli investimenti”, ha criticato il piano industriale, giudicandolo “fumoso e privo di dettagli, senza effettivi sviluppi su cronoprogrammi e senza certezze sulle prospettive di mercato”.

Buone notizie per la Titagarh Firema (350 dipendenti) di Caserta, azienda specializzata nella progettazione, costruzione e riparazione di materiale ferroviario. L’8 settembre scorso è stato formalizzato al Mise l'investimento che porterà il capitale sociale dell'azienda a 33 milioni di euro, supportato dal Fondo salvaguardia imprese (gestito da Invitalia), che partecipa con una quota di minoranza di 10 milioni di euro, affiancando l'investitore privato (Hawk Eye) e l'attuale azionista di riferimento.

Stellantis dismette le attività di Cnh Industrial e Iveco gestite da Fca Services, società del gruppo che fornisce servizi amministrativi e di contabilità. La decisione, che coinvolge circa 200 dei 700 addetti (in larga parte occupati a Torino), è stata comunicata ai sindacati il 29 settembre: la dismissione sarà conclusa entro il 2023. L'azienda ha dichiarato di non voler aprire procedure di licenziamento ed esuberi. “Tali affermazioni di principio non possono però rassicurarci”, commentano i sindacati, chiedendo a Stellantis “di aprire un tavolo di confronto che monitori l'operazione sia a livello nazionale sia a livello territoriale”.

Procedono con poche novità al ministero dello Sviluppo economico i tre tavoli tecnici sulla vertenza Blutec (580 addetti) di Palermo, dopo l’approvazione da parte della Regione Sicilia del Fondo di coesione sociale europeo di 30 milioni di euro per percorsi di politica attiva e accompagnamento alla pensione dei lavoratori ex Fiat. Sul tema della reindustrializzazione, nel vertice al Mise del 16 settembre i commissari hanno dichiarato che continuano le interlocuzioni con possibili investitori. “C'è la sensazione – dichiara la Fiom Cgil – che si stia perdendo tempo prezioso: non è stato ancora definito, tra Regione, Mise e Invitalia, l'accordo di programma fondamentale per arrivare a raggiungere l'obiettivo”.

Boccata d’ossigeno per la Fimer (610 lavoratori) di Arezzo. Il 22 settembre l’azienda, attiva nel campo delle energie rinnovabili e della mobilità elettrica, ha ricevuto dal Tribunale l'ammissione alla procedura di concordato, sulla base del piano industriale presentato lo scorso 28 giugno. Il piano, spiega il management, prevede “il progressivo ma costante superamento della crisi finanziaria che ha colpito l'azienda durante la pandemia”. Elemento essenziale per il rilancio delle attività produttive è il supporto di nuova finanza per 45 milioni di euro (autorizzata dal Tribunale aretino) che verranno erogati da Generalfinance.

Da segnalare, infine, la situazione della Primotecs (390 dipendenti) di Torino: la società tedesca di automotive ha richiesto 120 esuberi (pur assicurando nell’incontro di fine luglio il blocco dei licenziamenti per l’intero 2023, al netto delle uscite volontarie), di cui si discuterà nel vertice del 9 novembre prossimo.
 

Alimentare e credito

Raggiunto l'accordo tra azienda e sindacati per la proroga di un anno della cassa integrazione dei lavoratori della Pernigotti (50 dipendenti) di Alessandria. Il via libera dei ministeri dello Sviluppo economico e del Lavoro è arrivato il 19 settembre, in seguito al parere positivo espresso al piano industriale (che prevede investimenti per 3,2 milioni) presentato da Jp Morgan, nuovo proprietario dell’azienda dolciaria, per il rilancio dell’attività. La proroga dell’ammortizzatore sociale è propedeutica alla formalizzazione dell'accordo di cessione della Pernigotti tra i nuovi acquirenti e il gruppo turco Toksoz, previsto per il 20 ottobre.

Verti, i licenziamenti non si fermano

Ultima fase della procedura di licenziamento collettivo alla Verti Assicurazioni. Il 1° agosto la società del gruppo spagnolo Mapfre aveva aperto la procedura per 175 licenziamenti, con la completa dismissione del contact center e la riduzione di tutti gli altri reparti. Nei mesi precedenti circa 140 unità avevano lasciato la società tramite esodi incentivati. “Da un anno sentiamo soltanto che l'azienda deve risparmiare sui costi del personale”, commenta la Fisac Cgil: “Verti deve mettere sul tavolo qualcosa di credibile, a partire dai ricollocamenti”. Un secondo incontro con l'azienda (dopo il "fallimento" del primo vertice del 28 settembre), con sciopero dei dipendenti, è previsto per martedì 11 ottobre.
 

Chimica e farmaceutica

Si apre la vertenza della multinazionale inglese Venator Italy (240 addetti) di Grosseto. Il 21 settembre l’impresa chimica ha annunciato 41 esuberi, che si aggiungerebbero ai 17 che già avevano lasciato l’azienda nei mesi precedenti. Immediata la mobilitazione sindacale, con un primo sciopero che si è tenuto il 23 settembre. La Rsu rileva che “la crisi è stata determinata da gravi errori gestionali e strategici della direzione aziendale”, denunciando come “la procedura decisa unilateralmente dall'azienda disattenda gli impegni presi con la Rsu il 5 agosto scorso, mirati alla collaborazione e alla ricerca di soluzioni condivise”.

Ancora nessuna soluzione per la Maier Cromoplastica (82 dipendenti) di Bergamo. In luglio la multinazionale basca ha annunciato la messa in liquidazione, dal 6 ottobre i lavoratori sono stati posti in mobilità. Nel vertice del 5 ottobre la proprietà non ha accolto la manifestazione d’interesse presentata formalmente dalla Imr Industries; continua, inoltre, a dirsi contraria alla richiesta di cassa integrazione straordinaria e alla concessione di esodi incentivati. Le speranze di un salvataggio in extremis, dunque, sono ormai molto ridotte.

Si aprono spiragli per una positiva soluzione della Treofan (110 lavoratori) di Terni, azienda chimica attualmente in liquidazione. Nell’incontro al Mise del 5 settembre il commissario liquidatore ha comunicato la proposta di un investitore, la Hgm, che prevede il reimpiego di tutti i dipendenti. Il progetto di reindustrializzazione sarà finalizzato alla produzione di servizi per la telecomunicazione. I sindacati, pur apprezzando la proposta, hanno chiesto a Treofan e istituzioni di valutare l’esistenza di concrete proposte alternative nel campo delle plastiche e bioplastiche. Riguardo la tempistica, per febbraio 2023 deve concludersi il processo di acquisizione, anche alla luce della scadenza della cassa integrazione.

Passi avanti per la Corden Pharma (300 dipendenti) di Latina, sottoposta a procedura di concordato e interessata da una richiesta di 44 esuberi. Nell’incontro del 27 settembre scorso la società ha comunicato di aver ricevuto una proposta d’acquisto (da un’azienda biofarmaceutica) per lo stabilimento di Sermoneta, da definire entro la fine dell’anno mediante la sottoscrizione di un “accordo di programma”. I lavoratori sono in cassa integrazione straordinaria fino al 10 ottobre, ammortizzatore sociale che è stato prolungato (per crisi aziendale) per un altro anno. Attivato anche un piano di esodi incentivati, che resterà aperto fino al 30 settembre 2023.
 

Edilizia ed elettronica

In via di definizione sembra essere il futuro della Cooperativa muratori e cementisti (1.400 addetti) di Ravenna, impegnata dal 2020 in un difficile piano concordatario. Nell’incontro al Mise del 12 settembre, la terza società italiana d'infrastrutture ha annunciato “l’intervenuta elaborazione di due progetti che dovrebbero garantire la salvaguardia dei livelli occupazionali e produttivi, attraverso il coinvolgimento di soggetti industriali e l’intervento di risorse pubbliche a supporto dell’operazione”, che dovrebbe chiudersi entro ottobre. Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil hanno ribadito l’urgenza di prorogare la cassa integrazione straordinaria, proroga assicurata dal ministero del Lavoro.

Cmc, in 1.400 col fiato sospeso

Il 23 settembre scorso la società americana Jabil Circuit Italia (440 dipendenti) di Caserta ha comunicato l'avvio della procedura di licenziamento per 190 lavoratori. La scelta (confermata nel vertice del 29 settembre) è motivata, ha spiegato l’azienda, dal “deterioramento delle condizioni globali di mercato”. Questa procedura è il “secondo tempo” di una vertenza iniziata nel 2019 e che ha già visto 250 lavoratori uscire dall’azienda. I sindacati chiedono il ritiro della procedura e la presentazione di un nuovo piano industriale, avviando nel contempo la mobilitazione. Il prossimo incontro è in calendario per lunedì 17 ottobre.

Sarà firmato il 20 ottobre al Mise l’accordo per la Flextronics Manifacturing (570 addetti) di Trieste. Nel maggio scorso la società aveva annunciato 280 esuberi e la delocalizzazione in Romania di parte della produzione: l’intesa raggiunta prevede il mantenimento delle produzioni, 48 esodi incentivati e il non-rinnovo di 72 contratti di lavoratori somministrati (che scadranno a fine ottobre). Nel febbraio 2023 si chiuderanno i contratti di solidarietà, che attualmente impegnano 75 dipendenti per il 10% dell'orario settimanale.

L’azienda inglese di vendita online di auto Cazoo ha annunciato il 9 settembre scorso 750 licenziamenti in tutta Europa. La decisione coinvolge la controllata BrumBrum (80 lavoratori) di Reggio Emilia, di cui è stata comunicata la chiusura, motivando la scelta con una perdita di 17 milioni di euro e con la difficoltà di trovare auto usate da immettere nel mercato. “Un fulmine a ciel sereno”, commenta la Fiom Cgil: “Il nostro obiettivo è evitare i licenziamenti e ricorrere agli ammortizzatori, oltre a capire se esistono soggetti imprenditoriali che vogliono rilevare l'attività”.

Aperta il 15 settembre scorso dalla statunitense Commscope Italy (158 addetti) di Monza la procedura di licenziamento collettivo per 42 dipendenti. La società d'infrastrutture per le telecomunicazioni intende delocalizzare alcune attività in altri stabilimenti del gruppo ubicati in Cina e India. Il confronto tra le parti va avanti, un nuovo vertice è previsto per il 17 ottobre. Prosegue anche la mobilitazione, giovedì 13 è in calendario un nuovo sciopero, con un presidio ai cancelli dell’azienda.
 

Tessile, pelletteria e ceramica

Definito il processo di reindustrializzazione dell'azienda di ceramica Ideal Standard (400 addetti) di Belluno, che nell’ottobre 2021 aveva annunciato la chiusura dello stabilimento. Il 23 settembre il ministero dello Sviluppo economico ha dato il via libera all’operazione (già siglata in giugno) attraverso il marchio Ceramica Dolomite: previsto un investimento complessivo di 15 milioni di euro per la costituzione di una nuova società partecipata in maggioranza (53,3%) da una cordata d'imprenditori veneti guidati da Banca Finint e in quota di minoranza (46,7%) dal Fondo salvaguardia imprese (che investirà 7 milioni di euro).

Aperta la strada per la soluzione della vertenza Ledal Bag (34 dipendenti) di Firenze, azienda di pelletteria che aveva annunciato la chiusura e avviato la procedura per il licenziamento collettivo. Al tavolo regionale del 30 settembre è stato siglato un accordo che prevede la ricollocazione degli addetti in un’altra azienda del territorio del medesimo settore, favorita da un finanziamento della Regione Toscana per le imprese che assumono lavoratori provenienti da aziende in crisi. “L'accordo – commentano Cgil e Filctem – sancisce un principio importante: la responsabilità sociale della filiera”.

è attesa per metà ottobre la convocazione al Mise per la vertenza della Brioni Roman Style (950 lavoratori) dell’Aquila. L’azienda di alta moda maschile è alle prese con la gestione delle uscite previste nel piano industriale presentato il 13 aprile 2021, che prevedeva 321 esuberi. Di questi, ne sono stati realizzati 250 mediante esodi incentivati. Alla conclusione del piano mancano ancora una settantina di allontanamenti, che saranno appunto oggetto del vertice al ministero.

Luci e ombre per la vertenza della Tessitura Albini (110 addetti) di Taranto. Il 4 ottobre è stato siglato l’accordo di proroga della cassa integrazione (per transizione occupazionale) per un altro anno, a partire dal prossimo dicembre. L’azienda di tessuti per camicerie, in liquidazione dal marzo 2021, ha incaricato la società di scouting Vertus d'individuare imprenditori disposti al subentro. Nei mesi scorsi si era fatta avanti la Motion Italia (azienda di dispositivi per poltrone), ma a fine agosto ha annunciato il proprio disimpegno. Continua, quindi, la ricerca di nuovi potenziali investitori.