Marco Togna

Le multinazionali tagliano posti di lavoro o chiudono stabilimenti: la Wärtsilä a Torino, la Whirlpool a Napoli, la Primotecs a Torino. Anche il mondo del credito si ristruttura, come dimostrano Deutsche Bank, Monte dei Paschi e Verti Assicurazioni. Ci sono anche buone notizie (Bosch, Firema, Conpibel), ma il Paese è in evidente difficoltà. Ecco l’aggiornamento della nostra “mappa” delle crisi aziendali e industriali che stringono l’Italia in una morsa.

Le crisi industriali non vanno in ferie. Per migliaia di lavoratori luglio e agosto sono stati (e ovviamente sono tuttora) tempo di mobilitazione e cortei cittadini, di speranze deluse, di accordi ipotizzati e sempre rimandati. L’assenza del governo poi, e quindi la conseguente mancanza di scelte di politica industriale (che in verità già brillavano per assenza nell’esecutivo “tecnico” guidato da Draghi), certamente non favorisce la ricerca di soluzioni alle dichiarazioni di esuberi e alle ristrutturazioni aziendali.

Il caso più eclatante è quello della Wärtsilä di Trieste (970 dipendenti). Il 14 luglio scorso la multinazionale finlandese ha annunciato 451 esuberi nello stabilimento di Bagnoli della Rosandra, con la conseguente chiusura della linea produttiva di motori navali, decisione confermata nella riunione al ministero dello Sviluppo economico del 27 luglio. Dal giorno dell’annuncio i lavoratori sono in presidio permanente davanti ai cancelli dell’azienda, presidio che non si è fermato neanche a Ferragosto.

La fuga di Wärtsilä: Trieste si ribella

Il 4 agosto si è tenuto lo sciopero generale di otto ore indetto in tutti gli impianti del gruppo (Genova, Napoli, Taranto e Cuneo), con manifestazione nazionale nella centrale piazza della Borsa a Trieste, cui hanno partecipato oltre 2 mila persone. Il 19 agosto, infine, i sindacati metalmeccanici hanno depositato presso il Tribunale di Trieste un ricorso per attività antisindacale, confermando “la determinazione – spiega la Fiom Cgil – di contrastare, anche per via legale, la scelta scellerata della multinazionale di dismettere la produzione di motori e avviare il licenziamento di quasi 800 lavoratori diretti e degli appalti”.

Fortemente contestata da lavoratori e sindacati è la decisione della Verti Assicurazioni (del gruppo spagnolo Mapfre), comunicata il 2 agosto, di aprire la procedura di licenziamento collettivo per 175 dipendenti, con la completa dismissione del contact center e la riduzione di tutti gli altri reparti. Nell’azienda era già attivo un piano di esodi volontari che negli ultimi mesi ha portato all’uscita di circa 130 dipendenti. Fisac Cgil e le altre organizzazioni rilevano che “l'obiettivo di questa operazione è aumentare la competitività sul mercato, tagliando sui costi della forza lavoro ed esternalizzando le attività ad aziende terze, attraverso l'uso di lavoratori precari senza diritti, sottopagati e maggiormente flessibili alle esigenze aziendali”.

Ancora molti i nodi da scogliere sulla riconversione industriale della Qf (ex Gkn Driveline, 370 lavoratori) di Firenze. Il tavolo istituzionale del 4 agosto non ha chiarito i dubbi su vincoli d’investimento, piano industriale (che la società guidata da Francesco Borgomeo assicura essere “pari a 50 milioni di euro, al netto di ricerca e formazione”), presenza di nuovi investitori, concessione della cassa integrazione e agibilità dello stabilimento. La Fiom Cgil, ricordando i contenuti dell’accordo-quadro del 19 gennaio scorso, sottolinea che “a oggi tutti gli elementi di chiarimento richiesti sulla fattiva presentazione di un progetto sono rimasti senza risposta”. Il tavolo plenario al ministero dello Sviluppo economico tornerà a riunirsi mercoledì 31 agosto. 

(foto Marco Merlini)

Ancora tutto da definire è il futuro della Cooperativa muratori e cementisti di Ravenna (1.400 addetti), che vede attualmente 160 lavoratori in cassa integrazione (che a settembre dovrebbe essere prorogata). Nell’incontro al Mise del 5 agosto, la terza società italiana d'infrastrutture ha ricordato le difficoltà ad adempiere agli impegni assunti nel piano concordatario del 2020, ma ha informato di aver ricevuto due manifestazioni di interesse per gli eventuali affiancamento o acquisizione. Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil hanno “ribadito le forti criticità sussistenti sul profilo occupazionale, stante l’imminente scadenza degli ammortizzatori sociali, nonché richiesto il coinvolgimento del Mise nella valutazione dei potenziali partner industriali”. L’aggiornamento del tavolo è convocato per giovedì 1° settembre.

Stop and go continui nella vertenza della Whirlpool di Napoli (310 dipendenti). Nuovi problemi sono sorti da parte del Consorzio per la reindustrializzazione del sito (capofila è l’italiana Adler) riguardo lo stabilimento di via Argine (agibilità, presenza di amianto, compatibilità urbanistica, problematiche ambientali del sottosuolo), questioni però che dovrebbero essere superate dai chiarimenti forniti dalla multinazionale e dalla deliberazione della Conferenza dei servizi prevista per fine agosto. La Fiom Cgil chiede il “rispetto della tabella di marcia che prevede, per i primi giorni di settembre, la convocazione dei sindacati da parte dei soggetti istituzionali che hanno assunto impegni per acquisire i progressi fatti e superare le eventuali criticità, allo scopo di arrivare a un accordo complessivo”.

Da segnalare, infine, le difficili situazioni della Corden Pharma di Latina (300 lavoratori), che nell’incontro del 3 agosto ha confermato i 44 esuberi di cui si tornerà a parlare nel vertice del 7 settembre prossimo; della International Trading e Service di Potenza (136 addetti), azienda dell’indotto Stellantis di Melfi, che ha richiesto 85 licenziamenti, la cui gestione (mediante Fondo integrativo speciale o altri ammortizzatori sociali) sarà oggetto della riunione prevista per lunedì 29 agosto; della Arborea di Trento (100 addetti), i cui lavoratori sono in contratto di solidarietà fino al 31 dicembre e ancora attendono il nuovo piano industriale.E non finisce qui: la Primotecs di Torino (390 unità), dove la società tedesca di automotive ha richiesto 120 esuberi (pur assicurando nell’incontro di fine luglio il blocco dei licenziamenti per l’intero 2023, al netto delle uscite volontarie), di cui si discuterà nel vertice del 9 novembre prossimo; la Brioni Roman Style dell’Aquila (950 lavoratori), con la scadenza a fine anno della cassa integrazione straordinaria e la conclusione del piano industriale avviato nell’aprile 2021 che prevedeva 320 licenziamenti, cui mancano ancora circa 70 esuberi (sono 250 gli addetti che hanno accettato l’esodo incentivato); la Magneti Marelli dell’Aquila (650 dipendenti), dove sono ancora in ballo circa 60 allontanamenti.

Per fortuna, però, ci sono anche buone notizie. Iniziamo dalla Bosch di Bari (700 lavoratori): il 5 agosto si è concluso al Mise l’iter di sottoscrizione dell’accordo che impegna la multinazionale tedesca a garantire la continuità produttiva dello stabilimento almeno fino al 2027. Prevista l’adozione di un contratto di solidarietà di 12 mesi, che partirà il 29 agosto prossimo, e un possibile piano di uscite solo volontarie. In questo quinquennio verranno effettuati investimenti per 31 milioni di euro, destinati a favorire lo sviluppo di nuove produzioni rispetto alla trasformazione in corso nel settore automotive e che consentiranno di salvaguardare l’occupazione.

Ultimi adempimenti formali per l’ingresso di Invitalia nel capitale della Titagarh Firema di Caserta (350 addetti). Nel tavolo istituzionale del 20 luglio scorso il Mise ha annunciato l’imminente entrata del Fondo salva-imprese nella compagine sociale, unitamente a un altro investitore. Obiettivo dell’intervento è la salvaguardia della produzione industriale (la società si è di recente aggiudicata importanti commesse pluriennali) e del perimetro occupazionale.

(foto Marco Merlini)

Risolta anche la vertenza dalla Conbipel di Asti (1.200 dipendenti), in amministrazione straordinaria dal gennaio 2021. Il 10 agosto è stata definita l'operazione di rilancio industriale della storica catena di abbigliamento: l’azienda diventa una newco finanziata con complessivi 7,8 milioni di euro, di cui 3,8 milioni dal Fondo salva-imprese di Invitalia (pari al 49 per cento del capitale) e 4 milioni dal fondo di Singapore Eapparels Ltd.

Venti di speranza per i 1.100 lavoratori della Blutec di Palermo, dopo l’approvazione da parte della Regione Sicilia del Fondo di coesione sociale europeo di 30 milioni di euro per percorsi di politica attiva e accompagnamento alla pensione dei dipendenti ex Fiat. La Fiom Cgil evidenzia che nell’incontro al Mise del 1° agosto scorso è stata annunciata “la convocazione di tre tavoli tecnici: sul regolamento attuativo della norma regionale; sul lavoro usurante; sul rilancio del sito attraverso un nuovo bando e l’accordo di programma, fondamentale per attrarre investimenti”.

Da menzionare, infine, due importanti intese nel settore del credito. Il 4 agosto è stato siglato tra sindacati e Monte dei Paschi di Siena il piano industriale 2022-2026 che prevede l'uscita entro il 1° dicembre prossimo, mediante prepensionamenti (fino a sette anni) su base volontaria, di 3.500 lavoratrici e lavoratori attraverso il Fondo di solidarietà. Sempre il 4 agosto è stato sottoscritto dai sindacati il piano di riorganizzazione 2022-2024 di Deutsche Bank, che stabilisce l'uscita volontaria incentivata di 248 dipendenti (mediante pensionamento o accesso al Fondo di solidarietà) e un pacchetto di 125 nuove assunzioni a tempo indeterminato entro giugno 2026, mirato ad assicurare il ricambio generazionale e la stabilizzazione dei rapporti di lavoro in somministrazione o a tempo determinato.