"La questione ambientale deve essere messa al centro dell'agenda politica del governo e suddivisa in due momenti: la gestione attuale e quella futura". A dirlo è il segretario generale Fiom Cgil Taranto Grancesco Brigati, parlando della situazione delle Acciaierie d'Italia: "Occorre individuare le criticità in merito alle emissioni inquinanti emerse dalla relazione di Arpa Puglia, con un intervento nell'immediato attraverso una pianificazione delle manutenzioni ordinarie e straordinarie". Mentre sul futuro, serve "l'avvio di un riesame dell'Autorizzazione integrata ambientale".

Per Brigati, il rischio concreto che "tra due anni si possa tornare nella condizione in cui ci troviamo oggi obbliga il governo a modificare il piano ambientale, introducendo innovazioni tecnologiche che vadano a modificare l'attuale processo produttivo e applicando le linee guida per la valutazione d'impatto ambientale e sanitario. I prossimi due anni non possono trascorrere senza una programmazione dei futuri investimenti e interventi manutentivi, con un livello così alto di cassa integrazione che viene costantemente utilizzata per abbattere i costi, così come la vicenda drammatica in cui versa l'appalto che scarica ancora una volta sui lavoratori la scelta della multinazionale e di Confindustria Taranto di prorogare le scadenze dei pagamenti a 180 giorni, procurando gravi disagi sul pagamento degli stipendi".

Il segretario Fiom rileva che "il Pnrr non deve essere l'ennesima occasione persa per il Mezzogiorno e la politica, tutta, dovrebbe spingere verso un processo di transizione ecologica che trasformi le situazioni di criticità, come la vertenza ex ilva, in un'occasione per rilanciare una nuova idea di sviluppo". Brigati così conclude: "Taranto e i lavoratori non possono attendere ulteriori due anni per innovare il processo produttivo e non possiamo pensare che l'applicazione dell'autorizzazione integrata ambientale possa essere un 'passepartout' per il dissequestro, perché non sarà un procedimento automatico e soprattutto in assenza di un nuovo modello produttivo rischieremmo di perdere un appuntamento importante con il Pnrr".